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Attualità | 22 luglio 2022, 14:46

CFC4, Climbing For Climate: l'evento internazionale di salita al Monte Bianco giunge alla quarta edizione

L'iniziativa per lanciare un appello contro la crisi climatica ed ecologica

CFC4, Climbing For Climate: l'evento internazionale di salita al Monte Bianco giunge alla quarta edizione

Torna «CFC – Climbing For Climate»: in occasione della quarta edizione dell’evento, promosso dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) e dal Club Alpino Italiano (CAI), i Rettori, i Delegati e le autorità rappresentative nazionali salgono sui ghiacciai della “vetta d’Europa” per lanciare un appello per il potenziamento del contrasto alla crisi climatica, alla crisi ecologica e alla perdita di biodiversità, con particolare riferimento agli ambienti alpini, ma non solo.

Unitamente agli eventi locali di «Climbing For Climate», venerdì 22 e sabato 23 luglio si terrà l’evento nazionale sul Monte Bianco, organizzato dall’Università degli Studi di Brescia, Club Alpino Italiano (CAI) Sezione di Brescia, Università della Valle d’Aosta, Atenei piemontesi (Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale, Università di Scienze Gastronomiche), con i patrocini di Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), Conferenza dei Rettori delle Università italiane (CRUI), Comitato Glaciologico Italiano (CGI), Club Alpino Italiano (CAI), Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), Legambiente e Universitas Montium (UNITA) e con la collaborazione di ARPA Valle d'Aosta, Fondazione Montagna Sicura e Comando Truppe Alpine, il Comando dell’Esercito Italiano che per la prima volta partecipa all’evento.

"Il recente disastro della Marmolada ha profondamente colpito e intristito anche chi, come i gruppi delle Università per la ricerca e formazione sull’ecosistema e lo sviluppo sostenibile, è da sempre pienamente avvertito sia della traiettoria del surriscaldamento globale che delle più dolorose implicazioni per le società. Anche le nostre ricerche confermano che ogni decimo di grado di aumento delle temperature medie globali comporta incrementi sempre più catastrofici e irreversibili dei rischi e dei costi della crisi climatica. A tutte le latitudini e per tutte le società, a partire dalle nostre. Il cambiamento climatico, l’aggressione alla biodiversità e agli equilibri naturali stanno uccidendo, direttamente e indirettamente, milioni di persone ogni anno, e il bilancio non può che aggravarsi. Proprio perché consapevoli da molto tempo di questa traiettoria, il nostro impegno scientifico, divulgativo e di promozione della consapevolezza dell’intensità di questi rischi non può che aumentare dopo i fatti della Marmolada" scrivono in una nota stampa.

Il Monte Bianco e gli altri ghiacciai italiani, simboli di una sempre più rapida trasformazione ambientale

I ghiacciai della Valle d'Aosta rappresentano numericamente i 2/3 dei ghiacciai dell'Italia occidentale, ma rappresentano oltre l'80% della superficie glaciale complessiva (circa 160 km2), grazie anche alla presenza di grandi ghiacciai, come il Ghiacciaio del Miage (10,6 km2), il terzo per dimensione in Italia.

Il ghiacciaio del Miage è situato in Val Veny, sul versante meridionale del Massiccio del Monte Bianco, dove copre un dislivello altimetrico superiore ai 3000 metri: dai 4810 (vetta del Monte Bianco) ai 1700 della fronte glaciale trilobata.  La sua principale caratteristica è la copertura detritica del settore di ablazione, per cui è classificato come un “debris covered glacier”. Lo strato detritico protegge e isola il sottostante ghiaccio dalle radiazioni solari dirette, permettendone la parziale conservazione e limitando gli arretramenti della posizione della fronte, a differenza di quanto si osserva per gli altri ghiacciai alpini.

Per questo il Miage ha resistito per anni al calore estivo, protetto dall'abbondante copertura detritica. A oggi rappresenta uno dei pochi corpi glaciali con un'estensione ancora confrontabile con quella del secolo scorso. Ma i segni della fusione eccessiva incominciano ad essere sempre più evidenti sulla sua superficie: formazione di laghi supraglaciali, di falesie di ghiaccio, abbassamento della superficie glaciale, collasso delle morene sono processi ormai comuni anche per il Miage.

L’escursione CFC4 sul Miage guidata dal Comitato Glaciologico Italiano prevede osservazioni sul terreno e il confronto con immagini storiche; ciò permetterà di comprendere come la morfologia glaciale sia profondamente influenzata dai cambiamenti climatici, con effetti tangibili non solo sul lungo periodo, ma con profonde variazioni anche nel breve periodo: ad esempio le alte temperature estive modificano la superficie glaciale, fondendo con maggiore intensità le zone del ghiacciaio non interessate da copertura detritica, inducendo l’apertura e l’approfondimento dei canali di deflusso delle acque di fusione, la formazione di piccoli laghi supraglaciali ed in generale determinando rapide perdite di volume di ghiaccio con abbassamento della superficie. Questi processi, piuttosto che l’arretramento frontale, stanno profondamente trasformando il ghiacciaio del Miage causando inoltre l’instabilità gravitativa delle morene laterali, le quali in più punti stanno collassando verso l’interno, non più sostenute dalla massa glaciale.

 

La strategia italiana per lo sviluppo sostenibile: dagli impegni generali alle azioni concrete

"È necessario che il nostro Paese, a partire dalla pianificazione strategica energetica e da quella della SNSvS, imprima un’accelerazione agli sforzi concreti per salvare e proteggere il Pianeta e i suoi ecosistemi, a partire dai territori. In considerazione di ciò, le Università organizzatrici dell’evento CLIMBING FOR CLIMATE e il CAI propongono alla RUS di rivolgere alle istituzioni regionali e nazionali l’appello ad adoperarsi affinché il patrimonio territoriale venga preservato e arricchito, attraverso il controllo delle sue dotazioni finite e il riequilibrio dei flussi di risorse rinnovabili".

 

In particolare, si chiede l’attuazione prioritaria dei seguenti interventi:

1 – individuare analiticamente e su base integrata e sistematica i rischi per la preservazione del patrimonio territoriale e le opportunità e i benefici della sua tutela e valorizzazione, attraverso valutazioni quantitative integrate e nella prospettiva degli SDGs 2030;

2 - adottare più rigorosi meccanismi di pricing delle emissioni, in grado di ridurre drasticamente l’impronta ecologica in tutti i settori-chiave: industria, trasporti, turismo, energia, edifici, agricoltura, acque, suolo, ecc.;

3 - individuare e implementare rapidamente misure incentivanti concrete e strumenti finanziari innovativi che il settore pubblico e privato possano impiegare per la protezione, rigenerazione e valorizzazione dell’ecosistema e dei suoi servizi, in chiave sostenibile;

4 - rivedere il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), allineando i suoi obiettivi almeno con quelli di “Fit for 55” dell’UE e con l’azzeramento delle emissioni nette al 2050;

5 - attuare una profonda revisione dei sussidi ambientalmente dannosi riducendo drasticamente i sussidi diretti e indiretti alle fonti energetiche fossili;

6 - mobilitare investimenti, sostenere cultura, ricerca, tecnologia e innovazione per la conservazione e valorizzazione del patrimonio locale. 


comunicato stampa

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