Anche se il lavoro può essere motivo di soddisfazioni e gratificazione, spesso diventa anche l’origine di malesseri e disagi.
I problemi di comunicazione, il lavoro sotto scadenze e urgenze, una cattiva programmazione e le disfunzioni organizzative rendono difficile sopportare la pressione e anche chi è pieno di risorse ed energie può vederle esaurite, con strascichi che si trascinano anche fuori dalla vita lavorativa.
Capiamo come riconoscere i campanelli d’allarme di un burnout e quali sono le soluzioni per tornare a stare bene anche in ufficio.
Quali sono i segnali di allarme?
Il rischio di trascinare troppo a lungo ansia e stress è il burnout, ovvero l’esaurimento. Quali sono i suoi sintomi?
Il primo da ricordare è l’assenteismo: non presentarsi a lavoro per periodi prolungati è di certo un campanello d'allarme. Secondo le ricerche, 1 persona su 3 dichiara di non essere andata a lavoro per malessere emotivo. Bisogna capire perché si cerca di evitare così tanto quella situazione.
La mancanza di concentrazione e la demotivazione, se prolungate e frequenti, possono essere sintomo segno che qualcosa impedisce di essere pienamente presenti. Si deve capire se questo dipende dai compiti troppo difficili o sfidanti oppure se la motivazione è interna e interessa come il singolo vive quelle situazioni. Perdere l’entusiasmo e l’interesse nel proprio lavoro è quasi sempre il segno che si è sovraccaricati e si deve rallentare prima di avere un esaurimento.
Anche la difficoltà nel relazionarsi con i colleghi in modo positivo è il segno che non si sta bene. Può sfociare in aggressività, disinteresse o isolamento. Isolarsi può essere il modo di evitare un contesto che crea stress ma non è certo la soluzione. Le relazioni possono essere un buon modo per alleggerire la tensione e lo stress lavorativo ma se diventano fonte di ulteriore pesantezza bisogna intervenire.
Un continuo stato di agitazione e nervosismo segnala un malessere emotivo: il cervello tende ad attivarsi eccessivamente quando sta cominciando a esaurire le sue risorse e si sente sopraffatto.
Infine, dimenticare le cose e avere dei piccoli vuoti di memoria può spesso andare di passo con lo stress. Questo perché il cervello è troppo pieno e ha bisogno di andare più lento per fare ordine e riorganizzarsi.
Come migliorare il benessere mentale?
Fortunatamente ci sono alcune aziende che promuovono azioni per migliorare il benessere mentale dei propri dipendenti, offrendo ad esempio uno psicologo interno. In altri casi viene proposta una maggiore flessibilità e dei benefit economici.
I lavoratori stessi sono sempre più consapevoli di voler un’azienda attenta al benessere psicologico e, nella ricerca di un nuovo posto di lavoro, trovare un ambiente sano e positivo rientra nelle priorità.
Si ha sicuramente bisogno di un miglior equilibrio vita-lavoro, che venga riconosciuto il proprio contributo nella vita aziendale e delle relazioni coi colleghi (e coi vertici) sane e positive.
Essere consapevoli di cosa cercare e di cosa si è in grado di sopportare è sicuramente il primo importante passo per stare meglio e per migliorare il benessere mentale. Ci sono però molte situazioni in cui non si può cambiare lavoro e si è costretti in dinamiche che non ci vanno bene. In questi casi è molto frequente che i malesseri vengano portati anche fuori dall’ufficio e che si trasformano in sintomi psicofisici e disturbi emotivi, soprattutto ansia, attacchi di panico e depressione.
In questi casi, la soluzione migliore è iniziare un percorso di psicoterapia: oggi è molto diffusa anche quella completamente online. Visitando il sito di Serenis si potrà compilare un questionario conoscitivo e conoscere lo psicoterapeuta indicato per il proprio bisogno, così da iniziare il proprio percorso verso il benessere mentale.














