Sette anni di condanna per mancata reindustrializzazione. E' una sentenza che fa rumore, quella di primo grado pronunciata in Sicilia sul caso Blutec di Termini Imerese. L'accusa, nei confronti di Roberto Ginatta, è di bancarotta: all'ad di Blutec viene contestata la mancata reindustrializzazione del sito, oltre alla sottrazione dei finanziamenti stanziati a questo scopo dal Mise e da Invitalia. Un bagaglio pesante cui si somma anche il danno procurato a Regione Sicilia, Invitalia e i lavoratori.
Un purgatorio che dura da 11 anni
"La sentenza di oggi è il frutto dell'ottimo lavoro dell'avvocato Elena Poli che ha ricostruito la complicata vicenda e oggi si è fatta chiarezza, anche sotto il profilo giuridico, di quanto successo e di quanto hanno subito i lavoratori in questi 11 anni dalla cessazione dell'attività dello stabilimento", commentano Simone Marinelli, coordinatore nazionale di Fiom Cgil e Roberto Mastrosimone, segretario generale di Fiom Sicilia.
Dalla Sicilia a Torino
Ma le ripercussioni arrivano anche sul territorio torinese. E non solo per la presenza di Blutec anche a Rivoli. Ma per la somiglianza che sembra emergere con quanto accaduto a Riva di Chieri, sul fronte Embraco, soprattutto per quanto concerne la fase Ventures. "Si tratta di una sentenza importante che condanna la mancata reindustrializzazione del sito di Termini Imerese - commenta Edi Lazzi, segretario provinciale per Torino di Fiom Cgil -. Analogamente penso che bisognerà fare chiarezza anche per la vicenda Embraco in cui non vi è stata nessuna reindustrializzazione e a pagarne le conseguenze sono state le lavoratrici e i lavoratori".