Gli sviluppi nel campo dell’informatica sono ormai all’ordine del giorno, basta aprire una qualsiasi pagina di notiziario web per averne immediatamente la misura. Ed è sempre in crescita il numero di innovazioni collegate a complessi sistemi di intelligenza artificiale e ad articolati algoritmi specializzati in compiti precisi.
Compiti che un tempo erano deputati a esseri umani o monitorati meccanicamente, che riscoprono oggi la comodità offerta da sistemi matematici e modelli statistici riassunti in una macchina le cui capacità arrivano dove le possibilità umane si fermano.
È questa la frontiera verso la quale ci sta portando l’intelligenza artificiale, nelle migliaia di declinazioni possibili che andranno ad agevolare e integrare le risorse umane. Come nel caso del dispositivo indossabile ideato dalla start up torinese Mais, che getta le basi per un monitoraggio da remoto di pazienti e persone isolate.
Lo fa mediante un accurato studio dello stato di salute del soggetto, che viene scansionato e analizzato per le prime due settimane. Dopodiché, il dispositivo è pronto per iniziare il suo compito, ed è in grado di assolverlo nell’arco di pochi secondi, comprendendo se colui che indossa il device è stato vittima di un’aggressione o di un malore.
Notizie come queste sono sorprendenti, poiché prospettano cambiamenti radicali in moltissimi campi, in questo caso della medicina e assistenziale, ma in realtà i sistemi che fruiscono di algoritmi non solo sono diffusissimi, ma sono in mezzo a noi da moltissimi anni.
È questo il caso dei videogiochi e dei prodotti gaming, un universo dominato da algoritmi, che possono variare sensibilmente in base al prodotto specifico.
Uno dei più noti è sicuramente il Random Number Generator (RNG), un complesso calcolo matematico programmato per determinare il risultato di una qualsiasi azione del giocatore in modo del tutto casuale.
Questo è il tipo di algoritmo usato in giochi come Pokémon, Tetris, anche se forse la categoria di giochi più nota che ne fa uso è quella delle slot machine. Il principio che regola il loro funzionamento è rimasto lo stesso dal lontano 1984, ma l’informatica ha conferito un valore aggiunto, sostituendosi all’azione meccanica e garantendo risultati imprevedibili e inalterabili.
Oltre ai più classici algoritmi, come il RNG appunto, anche nel settore dei videogame l’intelligenza artificiale sta trovando largo impiego. Le simulazioni che è in grado di mettere in piedi sono iperrealistiche e incrementano l’immersività, migliorando l’esperienza di gioco e il coinvolgimento dell’utente.
Ma l’aspetto forse più importante riguarda la sicurezza ulteriore che l’AI può offrire ai giocatori, limitando i tentativi di frode e riconoscendo per tempo comportamenti sospetti di utenti che potrebbero cercare di truccare il gioco ai danni di altri.
La corretta chiave di lettura dell’AI è quindi questa: operare in modo solidale con la componente umana e supportarla nei passaggi più complicati. Sostanzialmente, un aiuto nella risoluzione veloce di problemi altrimenti troppo complessi da affrontare con la sola forza del nostro intelletto.