Il mio nome è due di picche. Questo il titolo del nuovo libro di Sandra Bonzi. La giornalista e scrittrice, moglie di Claudio Bisio, ha così dato un seguito al suo primo romanzo, nato durante il periodo della pandemia.
Il seguito della storia della giornalista Elena Donati sarà presentato al Salone del Libro 2023.
Come è nata l’idea del secondo capitolo?
“Il primo era nato durante la pandemia quando il mondo si è fermato. Da un lato ho placato il panico scrivendo, dall’altro ho avuto il tempo necessario per una scrittura di più ampio respiro. Terminato il primo libro ho avuto sensazione che i personaggi avessero ancora qualcosa da dire. Nel secondo infatti continuo a raccontare le vicende della giornalista di cronaca, ma anche degli altri personaggi che compongono il suo mondo. Elena affronta per la prima volta nido vuoto senza i figli, i cambiamenti sul lavoro e sul suo fisico, i genitori che si separano. Insomma, le sta candendo un po’ tutto addosso e potrebbe soffocare, quando arriva un nuovo giallo da investigare”.
Giornalista, sposata e con due figli, quanto c’è di lei nella protagonista e nel libro in generale?
“Per scrivere attingo molto dalla mia vita, ma anche dalla vita che osservo. Leggo molto ma mi piace anche ‘rubare’ la vita degli altri. Ascolto le conversazioni in metro, al ristorante, in autobus. Il tutto dopo diventa uno scritto per un romanzo su cui puoi lavorare”.
A presentare il libro ci sarà anche suo marito, Claudio Bisio. Quando ha letto il libro, la sua prima reazione qual è stata?
“Se il primo è diventato un romanzo è dovuto a lui. All’inizio non l’avevo pensato come romanzo, ma come adattamento cinematografico. Volevo dire qualcosa sulle donne e su un certo momento di vita delle donne, volevo farlo con ironia ma non in modo superficiale. Lo pensavo tuttavia come film. All’epoca ne avevo parlato a lungo con Angela Finocchiaro. Ci eravamo incontrate e avevamo notato di avere tante cose in comune. È stata lei a suggerirmi di scrivere una storia. Arrivata alla fine, l'ho fatto leggere a Claudio. Mi ha detto, ‘perché non lo fai diventare un libro? Lì puoi far vivere un po’ di più i personaggi’. Nella pagina scritta in effetti hai più spazio per raccontarli. Così durante la pandemia ho avuto modo di scriverlo. Nel secondo, metto il marito in stand by, e Claudio si è lamentato perché non è il protagonista”.
Parlando del Salone dove sarà ospite, ha seguito la questione della nomina della nuova direttrice, Benini. Per la prima volta una donna alla guida della kermesse, cosa ne pensa?
“È un momento estremamente importante. Il Salone è una vetrina, ma non solo. È un’occasione importante di riflessione su che cos’è la scrittura. Sono contante che ci sia un donna a dirigerlo, perché è ora che le donne comincino a occupare ruoli importanti, no? Non sempre facciamo meglio, ma dateci la possibilità.
Salone del libro, Atp finals, Eurovision l’anno scorso. Torino si porta sempre di più sugli eventi di grande respiro, a suo parare la Città è adatta e pronta?
“Torino è una città che frequento e che mi piace. È diversa da Milano, ma è una città prontissima ad accogliere grandi eventi e a gestirli, direi che lo ha dimostrato in modo splendido. È una città che si visita con grande piacere”.
Cosa si aspetta da questa edizione del Salone?
“Sono una grande lettrice, il problema del Salone sarà riuscire a uscirne! Sono molto contenta di presentare il mio nuovo volume, ma fremo all’idea di poter girare e scoprire libri”.