LA MOSTRA
“Diventa rovina quello che, nel tempo, si trasforma al punto da apparire sotto forma di traccia, senza scomparire del tutto. La rovina è l’essenza dell’oggetto costruito e poi abbandonato. E’ il risultato della mancanza di cura su ciò che ne avrebbe, sempre, bisogno”.
Nelle rovine e nell'abbandono industriale, urbano, si avverte quasi sempre la vendetta della natura per la violenza subita dallo spirito, che altro non è che l'intero processo storico dell'umanità. Oggi la rovina, rispetto all'aura estetizzante che l'avvolgeva negli orizzonti settecenteschi e in quelli romantici, è sempre più la perturbante incarnazione dei tempi che viviamo, potente allegoria del mondo globalizzato, pronta a rammentarci la caducità di ogni cosa e diventa il simbolo che ci chiama ed un incondizionato e vigile principio di responsabilità.
L’ARTISTA
Lidia Giusto (1984) fotografa utilizzando come mezzo di espressione un obiettivo, puntato sui chiaro scuri, sui pieni e sui vuoti, sulle forme e sugli spazi.
Dedita alla fotografia dell’archeologia urbana e dell’industriale abbandonato, che la portano anche a viaggiare in Italia e all'estero, Lidia incentra la sua ricerca sulla contrapposizione tra la presenza e l’assenza, che traduce poi in un bianco e nero ad alta densità. Dove l’ombra è intesa come assenza di luce e la luce come assenza di ombra, come tempo trascorso, ma mai perduto, immortalato in quell'attimo in cui una linea netta traccia il confine tra il chiaro e lo scuro oppure si scioglie, laddove assenza e presenza si confondono. Un dogma di vita, insomma, che si traduce in immagini pulite, intense, assolute. Dice di sé: “La macchina fotografica è il prolungamento della mia mente, l’estensione del pensiero e dell’interiorità, che passando attraverso un obiettivo diventa inquadratura ed immagine” Inizia a fotografare da piccola con una Nikon F2, avvicinandosi in età adolescenziale al tema degli abbandoni industriali e civili. Ha partecipato ed esposto a numerose mostre e concorsi, personali e collettive, in Italia e all'estero.
“Lidia Giusto: la camera oscura della mente”
In quel nodo di chiaroscurità risiede la fotografia di Lidia Giusto, questa giovane e promettente artista genovese, mai soddisfatta e paga di raccontare il bianco e nero della vita col bianco e nero delle sue emozioni, utilizza le cesoie della luce sforbiciando inquadrature e operando tagli che strappano al bianco ciò che è del nero e sottraggono al nero ciò che è del bianco, in un alternarsi continuo di nuove realtà che ci appaiono come luoghi impervi e inaccessibili solo per chi non possieda la capacità d’immaginarli e di abitarli. In Lidia la luce, venendo in collisione con le cose e gli oggetti, provoca con essi un forte impatto emotivo, disgregandone le consuete forme della bellezza, lasciandone intatta tutta la sostanza poetica e malinconica. Se è vero che le idee prima ancora d’essere pensieri, sono visioni, in Lidia ciò che resterà impresso nel lampo di quella visione, non sarà solo l’immagine, bensì l’idea e il pensiero che l’hanno determinate. Osservando le foto della Giusto, viene da chiedersi da quale remota regione dell’interiorità vengano fino a noi quelle immagini indelebili come sogni e che del reale non possiedono ormai più che l’intensità e il dolore dell’abbandono, quel terribile e illuminante sentire che ogni abbandono reca con sé. E di sicuro possiamo evincere che ogni opera di Lidia Giusto provenga, prima ancora che dall’obiettivo, dalla camera oscura della sua mente e che solo un attimo dopo si fissi nelle abbacinanti trame della sua stessa intima oscurità. Pensiero nero e argento, punteggiato qua e là da qualche luminosissimo riverbero che rende la possibilità di ogni sua visione, sfaccettata come la superficie di un diamante. Un diamante sul Nulla, il memento mori della vita. Ogni cosa vissuta ne richiama un’altra immaginata, ogni cosa immaginata ne ricama una vissuta. Basta entrare nelle fotografie di Lidia Giusto.
Maria Rita Montagnani, Critica d'Arte
“… storie di uomini, di fatica, di sacrifici”
"In questo momento socio-storico, in cui il tema ambientale e l’impatto dell’uomo su di esso sono un punto fondamentale, la voce degli artisti diventa un grido di bellezza per far riflettere.
Con i suoi scatti, Lidia Giusto porta alla luce degli scorci di materia e di ricordi; bianchi e neri fatti di ombre e di luci che avvolgono muri e macerie carichi di nostalgia.
Le pareti, gli ambienti, gli ingranaggi rosi dal tempo ci raccontano storie di uomini, di fatica, di sacrifici.
I morbidi contrasti dei chiaroscuri avvolgono le immagini di un certo mistero a ridanno bellezza a rovine e macerie che trovano un’armonia quasi stupefacente con la natura circostante": Giorgio Gatti, Photo Curator