Restaurata la Chiesa di San Filippo Neri grazie al contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo.
La storia
Costruita su un progetto tardo seicentesco molto ambizioso, era decisamente fuori scala rispetto a tutti gli edifici religiosi realizzati sino ad allora in Torino. Nel 1715 tuttavia, la cupola maggiore, di dimensioni “michelangiolesche”, crollò improvvisamente. Fu allora che venne chiamato ad intervenire l’architetto della corte sabauda Filippo Juvarra, il quale, dopo aver elaborato numerose proposte, definì il progetto di una chiesa moderna ad aula unica, messo in opera a partire dal 1730.
Della precedente chiesa ultimata da Michelangelo Garove, Juvarra e i padri Oratoriani preservarono il presbiterio con il suo imponente altare marmoreo voluto e patrocinato dal Principe di Carignano, che aveva anche fatto decorare l’intero spazio del presbiterio e la cappella principesca della famiglia Carignano.
Il cantiere, articolato in più lotti per consentire la continuità dell’officiatura religiosa, durò quasi due secoli, rispettando comunque con grande rigore l’originario progetto juvarriano.
Il cantiere
Il cantiere di restauro, finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e recentemente conclusosi, ha operato all’interno del presbiterio, nodo critico della storia dell’edificio, mettendo in chiaro come l’intervento di Juvarra abbia uniformato le pareti del preesistente presbiterio in continuità con l’intero spazio dell'aula della chiesa da lui progettata.
Il restauro ha recuperato gli intonaci chiari e luminosi, intervallati da fasce a finti marmi di eccellente qualità materica e sfondati in grigio chiaro. Questi, riportati in luce, restituiscono la percezione ariosa dello spazio architettonico juvarriano, pesantemente compromesso da interventi manutentivi otto e novecenteschi di ridipinture monocrome scure che alteravano irrimediabilmente la percezione della straordinaria qualità del modellato dello spazio interno della chiesa.
I saggi del cantiere di restauro hanno inoltre fatto emergere una quadratura architettonica dipinta in monocromo, in buono stato di conservazione, intorno alle finestre dei lunettoni e del catino della cupola del Garove, su cui si è attestato il successivo intervento decorativo di Juvarra.
Si tratta di una testimonianza inedita per Torino, perché riporta in luce il gusto architettonico e decorativo di un interno chiesastico di fine Seicento-primo Settecento di cui non si conosce altra testimonianza nella città.
Il cantiere di restauro ha, quindi, restituito la piena leggibilità del luminoso interno della chiesa di Juvarra e, contestualmente, il recupero discreto dell’impianto architettonico e decorativo della zona della cupola del presbiterio della precedente costruzione garoviana, in linea con le scelte di rispettosa mediazione messe in opera dallo stesso Juvarra.