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Economia e lavoro | 30 settembre 2024, 10:50

Parte domani la stagione della 'cerca' dei tartufi, Gallo: "Cento eventi in tutto il Piemonte"

L’assessore regionale: "Nel 2024 oltre 700 mila euro investiti per la salvaguardia del comparto tartufigeno"

Immagine di repertorio

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«Una scelta per proteggere il tartufo bianco dai cambiamenti climatici». Così l’assessore regionale alla Biodiversità e alla Tartuficoltura Marco Gallo spiega perché per la prima volta per quasi quattromila «trifolau» l’inizio della raccolta slitta al primo ottobre rispetto alla tradizionale data dell’inizio dell’autunno.

«Quest’anno in Piemonte le precipitazioni sono state più frequenti, ma nelle ultime stagioni l’effetto della prolungata siccità si era fatto sentire con una scarsità di prodotto. Non solo. C’è il rischio che raccogliendo un prodotto non ancora maturo si comprometta la raccolta degli anni successivi. Ecco perché d’accordo con le associazioni dei trifolau, dopo aver raccolto anche il parere scientifico del Cnr, si è deciso di posticipare da quest’anno la stagione del tartufo bianco d’Alba di una decina di giorni, al primo ottobre. Cambia anche la data per la raccolta del tartufo nero pregiato che partirà il 15 dicembre. Siamo convinti che sia la scelta giusta per proteggere un simbolo della nostra terra e anche un favoloso volano per l’economia delle colline del Piemonte» aggiunge l’assessore.

 

Il giro d’affari

I numeri danno un’idea immediata del peso alla voce affari: 250 milioni fatturati tra ottobre e novembre per il solo mercato del tartufo. I responsabili della Fiera internazionale del tartufo bianco d’’Alba dicono che per ogni euro investito nel settore ne ritornano 55 di fatturato. E, in più, attorno alla filiera del tartufo ruotano circa 11 mila addetti. E crescono gli eventi costruiti attorno al prezioso fungo. Tra ottobre e gennaio – quando il 31 si chiuderà la stagione della cerca – sono una ventina gli eventi organizzati in Piemonte, soprattutto tra Cuneese, Astigiano e Alessandrino e collina di Torino, le zone più votate alla raccolta. E’ stato appena presentato in Regione il “Circuito delle Fiere del tartufo bianco del Monferrato” che per la prima volta vede cinque comuni – Montiglio, Moncalvo, Montechiaro, San Damiano e Murisengo - alleati nel programmare quasi due mesi di eventi attorno al prodotto simbolo dell’enogastronomia piemontese. E sabato 12 ottobre aprirà la 94° edizione della “Fiera d’Alba”, la regina di tutte le manifestazioni, capace di attrarre turisti da mezzo mondo per assaggiare e acquistare il prezioso tartufo bianco. 

 

Due mesi di eventi 

Ma nella scia dei grandi eventi – sotto l'egida del titolo di Fiera nazionale o internazionale – sono cresciute varie manifestazioni a livello regionale, capaci di attrarre un certo numero di visitatori. Si parte dalla fiera di Odalengo Piccolo, nell’Alessandrino, sabato 5 ottobre e si chiude l’8 dicembre a Cortazzone, nell’Astigiano. In mezzo una serie di appuntamenti che toccano anche Mondovì (venerdì 1 novembre) e Acqui Terme (sabato 23 novembre). Filo conduttore – indispensabile per poter concorrere ai finanziamenti della Regione – un’area espositiva dedicata al tartufo, con stand attrezzati anche per attività di formazione e informazione attorno al prezioso fungo, come “la cerca e cavatura del tartufo: conoscenze e pratiche tradizionali”. Perché anche così si protegge una tradizione antichissima riconosciuta dall’Unesco come «patrimonio immateriale». 

 

Un treno per gourmet

E quest’anno ci sarà un’opportunità in più: le Ferrovie dello Stato hanno deciso di istituire l’Espresso Langhe-Monferrato nell’ambito dei treni turistici per portare gourmet da Roma direttamente ad Alba, viaggiando di notte. I due treni sono programmati per il 25 e il 31 ottobre e prima di Alba si fermeranno a Asti e Nizza Monferrato per consentire ai turisti di scegliere anche mete diverse dalla capitale del tartufo. «Un’iniziativa che di sicuro contribuirà ad accrescere l’interesse verso il tartufo e le altre eccellenze enogastronomiche che la nostra regione può offrire, a partire dai grandi vini – conclude l’assessore Gallo -. Dobbiamo sempre più lavorare uniti, fare sistema: è la strada giusta per puntare a nuovi, sfidanti traguardi. Compreso quello di destagionalizzare il tartufo. Ci proveremo già il prossimo anno con la prima fiera nazionale estiva del tartufo nero a Murisengo». 

 

Il piano di investimenti

Solo quest’anno la Regione investirà più di 700 mila euro per realizzare gli obiettivi previsti dal piano triennale per valorizzare il patrimonio tartufigeno del Piemonte. La fetta più consistente – quasi 280 mila euro – riconoscerà un’indennità ai proprietari di terreni dove sono radicate piante arboree con capacità tartufigena. Più di 40 mila euro finanzieranno la salvaguardia e il potenziamento delle tartufaie di Tuber magnatum Pico, cioè il pregiato tartufo bianco d’Alba, ma permetteranno anche di mettere a dimora piante tartufigene in aree vocate al tartufo nero e realizzare tartufaie didattiche, aggiungendosi alle risorse già stanziate dalle Sviluppo rurale. Più di 200mila euro sono destinati al sostegno di eventi e fiere autunnali legati al tartufo bianco, compresa l’Asta al castello di Grinzane Cavour, un classico che ogni anno assicura una dote importante per iniziative di beneficenza internazionale.

 

Obiettivo destagionalizzare

Ma la Regione è decisa a investire anche nel tartufo nero per favorire la destagionalizzazione dell’offerta. Altri 50 mila euro sono destinati a iniziative legate proprio allo sviluppo del tartufo nero, una risorsa preziosa che la Regione intende valorizzare sempre di più, cui si sono aggiunti 35 mila euro per iniziative legate al nuovo calendario di raccolta. Sempre nel piano 2024 ci sono 120 mila euro destinati alla ricerca e sperimentazione applicata per valorizzare il tartufo bianco pregiato, che si aggiungono alle risorse stanziate all’Ipla, l’Istituto per le piante da legno e l’ambiente, per la redazione di una “carta di potenzialità” della produzione tartufigena. «Sostenere la ricerca è fondamentale per garantire un futuro al tartufo – conclude l’assessore Gallo -: la scienza può darci risposte importanti su una tradizione che dura da secoli ma che i cambiamenti climatici per primi possono mettere in pericolo».

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