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Cultura e spettacoli | 21 maggio 2025, 17:21

Ultima tappa del tour dei Cara Calma al Capodoglio: “Viviamo in un mondo frenetico, il dolore è invitabile” [INTERVISTA]

La band in concerto sabato 24 maggio: “In futuro sarebbe pazzesco collaborare con Willie Peyote o i Subsonica”

Ultima tappa del tour dei Cara Calma al Capodoglio la sera del 24

Ultima tappa del tour dei Cara Calma al Capodoglio la sera del 24

I Cara Calma suoneranno live al Capodoglio di Torino sabato 24 maggio per l’ultima tappa del loro tour con cui stanno portando in giro per l’Italia il nuovo disco Itami. 

Itami, perché avete scelto questo titolo e qual è la genesi del vostro disco?
“Il disco è nato piano piano come è nostro solito fare. È partito da bozze casuali che dopo pochi mesi si sono trasformate nelle canzoni che adesso trovate nel disco. Il concetto di Itami è arrivato più tardi. Ci è piaciuto subito il significato che questa parola racchiude ed è proprio quello che stavamo cercando, una sorta di denominatore comune per la nostra poetica che spesso si accosta all’idea di dolore per ricominciare facendo tesoro anche delle esperienze più traumatiche”.

Al centro dell’album c’è il dolore e la sofferenza, ma vista come strumento di liberazione, per voi cosa rappresenta la sofferenza e in che modo vi è stata utile?
“Noi viviamo il dolore come un viaggio che ci accompagna, spesso non troppo dolcemente, verso un’accettazione di se stessi e dei propri difetti. È scontato che in ognuno di noi ce ne sia una buona dose perché purtroppo o per fortuna nessuno è esente da questo tipo di cose durante la vita, ma secondo noi cercare di schivarlo e fare finta che non esista non è la strada più giusta. Preferiamo di gran lunga festeggiare dentro il dolore per riuscire ad esorcizzarlo e ripartire da lì”. 

La musica in generale sta affrontando sempre di più il tema del dolore, della depressione e dell’ansia sociale. È perché siamo più liberi di parlarne o perché viviamo in una società che ci fa sempre di più soffrire?
“Direi che sono entrambe delle ottime spiegazioni. La storia dell’essere umano è ciclica e la società ha lo stesso potere di cambiare e allo stesso tempo rimanere sempre la stessa. Se dovessi riassumere con una parola il periodo in qui stiamo vivendo utilizzerei sicuramente “Frenesia” a causa della continua super stimolazione a cui siamo soggetti giorno per giorno, che ci porta a un’insoddisfazione costante. Il dolore arriva sempre e in questi casi arriva in sordina senza fare troppo rumore e probabilmente è una delle sue caratteristiche più spaventose. Se ritroviamo spesso questo argomento sempre di più nelle canzoni è perché probabilmente questo sfogo è necessario e le persone si sentono costrette a parlarne cercando di disfarsene”.

Nel vostro disco ci sono contaminazioni da artisti che apprezzate in particolare? Nel caso quali?
“Sì, assolutamente. Il nostro disco è un frullato di influenze, anche perché veniamo tutti e tre da scene ed esperienze musicali diverse; chi dal punk, chi dal metal, e chi da sonorità più indie e cantautorali. Ci piace pensare che queste nostre differenze siano il collante che sta alla base del progetto. Ascoltiamo di tutto: dai Mumford and Sons, fino ai Bring Me The Horizon e ai Blink-182, ma non abbiamo mai cercato di “suonare come” qualcuno in particolare. Chiaramente è inevitabile che certi ascolti lascino delle tracce, a volte consapevoli, altre volte più sottili. Il nostro suono nasce proprio da questo incontro di questi percorsi musicali che si intrecciano e trovano un equilibrio. È un mix che ci rappresenta, perché racconta sia le nostre radici che la voglia di esplorare territori nuovi”.

Vi esibirete al Capodoglio di Torino, cosa ne pensate della scena rock torinese e cosa vi aspettate da questo concerto?
“Suonare al Capodoglio è una bella occasione. Torino per noi è sempre stata una città accogliente, ogni volta che ci siamo passati c’è stata una bella risposta, pubblico caldo e belle vibes. La scena rock torinese ci piace perché è varia e sincera. Progetti come Atlante e Giorgieness, oltre ad essere diventati veri e propri amici li reputiamo grandi artisti, hanno personalità e portano avanti una ricerca musicale autentica. Torino in generale ha una bellissima energia, e siamo contenti di fare parte della scena anche solo per una serata”.

C’è qualche artista della nostra città con cui vorreste collaborare in futuro?
“Sì, ci piacerebbe molto. Oltre ai già citati Atlante, con i quali c’è già stata una collaborazione, anche Giorgieness (che pur non essendo torinese d’origine ormai è adottata dalla città) perché ha una voce e una scrittura validissima. Ci sono ovviamente band e artisti storici di Torino che stimiamo molto, sarebbe pazzesco collaborare con Willie Peyote, per il modo in cui sa dire le cose dritte in faccia, ma con ironia e intelligenza, oppure con i Subsonica, che sono praticamente una leggenda vivente della città”.

Chiara Gallo

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