Nella serata di giovedì il pubblico di Buonissima Summer Edition 2025, nel corso dell’evento Degustando – Melting Pot, ha avuto la possibilità, nel corso di una cena itinerante di scoprire culture e cucine provenienti da ogni angolo del pianeta. Undici chef, italiani e internazionali – tra cui alcuni stellati – hanno proposto undici piatti simbolo delle rispettive tradizioni gastronomiche, accompagnati da bollicine ed etichette “ferme” tutte piemontesi. In una delle location più suggestive della città, il “tetto del Lingotto”, i partecipanti hanno avuto modo di vivere un viaggio sensoriale senza uscire da Torino. Un intreccio di sapori, profumi e storie che ha reso omaggio alla cucina come linguaggio universale.
L’Asia secondo Liu e Chiesa: eleganza, rigore e libertà
L’Asia è arrivata a Torino con due voci diversissime ma complementari. Giulia Liu ha portato in scena una Cina metropolitana, fatta di sapori netti, con i dumpling come manifesto di una cultura che si reinventa nei dettagli, senza mai perdere il gusto dell’autenticità. Al suo fianco, Max Chiesa – tra i volti emergenti della scena torinese – ha messo in gioco il Giappone con tocchi misurati e intensi, con una cura per la materia prima portata all’estremo. E, fatto da sottolineare, i loro piatti non hanno raccontato un passato da proteggere, ma piuttosto un presente da vivere: preciso, gustoso, dinamico. Nessuna nostalgia, nessun folklore: solo la forza di due cucine che sanno parlare molte lingue, compresa quella del non facile palato torinese.
Il ritmo del Sud America tra qualità e gioco
Se c’è stato un continente che ha fatto ballare i sensi, è stato il Sud America. Matias Perdomo ha preso in giro le nostre certezze con un donuts che sembrava una merendina ma profumava di ragù. Roy Caceres, con una brillante trovata, ha tolto il pesce al ceviche per rimetterci tutto il resto: mais fermentato, alghe, erbe, freschezza pura – una scossa vegetale al palato. Jose Alfredo Villa Lopez, dal canto suo, ha costruito una tartare esplosiva, dove ogni morso era un viaggio: lime, jalapeño, croccantezza, avocado. Qui il gusto non si è semplicemente “fuso”: è esploso. Nessuna reverenza al passato: solo il desiderio di disegnare un presente fatto di energia, tecnica e personalità..
Se a incantare è un raviolo ucraino
Il vareniki ucraino firmato Nadya Shevchenko ha conquistato tutti con il suo equilibrio perfetto tra tradizione e freschezza, trasformando un semplice raviolo in un racconto di cultura e famiglia. La chef di Vushniany ha portato a Torino un piatto dal ripieno ricco e l’impasto soffice, capace di evocare l’anima autentica dell’Ucraina senza bisogno di clamori. Mentre l’Europa si è espressa con ironia e tecnica, dal “Cheddar Fish” di Alessandro Scardina alle pennellate vegetali di Charles Pearce, il vareniki ha incarnato la forza di una cucina che parla con leggerezza e sostanza, lasciando un segno indelebile nel palato e nella memoria dei presenti.