“Mettere in campo ogni sforzo e ogni energia per fare della nostra città e del nostro territorio luogo di sviluppo e di crescita al massimo del potenziale”. Così Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali, ha introdotto l’assemblea dell’associazione, alla presenza del numero uno nazionale, Emanuele Orsini. Ad ascoltare, una platea di 800 imprenditori e, in collegamento, i ministri Adolfo Urso e Matteo Salvini.
Montagne russe, guerra e pace
“È stato un anno da montagne russe e abbiamo riaperto il dizionario della guerra - ha aggiunto - Speriamo in un vero nuovo inizio per israeliani e palestinesi: noi saremo sempre dalla parte della pace. Ma a livello europeo vediamo le difficoltà politiche della Francia e quelle economiche della Germania: non possiamo vivere nel passato. Serve più Europa e più libertà economica. Non possiamo stare fermi a guardare quello che fanno gli altri”.
“Lo 0,5% non è crescita”
Impossibile, per un mondo industriale, non parlare di Pil e di crescita. “Il rispetto dei vincoli comunitari non deve diventare la scusa per non fare. La poca crescita dell’Italia non è solo colpa dei dazi, della guerra o della pandemia. Lo zero virgola esisteva già nello scorso decennio. Un +0,5% non è crescita - dice Gay - L’industria, a Torino, vale il 26% del Pil locale: vogliamo essere ambizioni o continuare a difenderci? Si torna a crescere solo con gli investimenti: non spendiamo abbastanza dove servirebbe, ovvero impianti e macchinari, ma anche gli investimenti immateriali sono fermi. È inaccettabile. Ma serve un piano industriale di visione almeno triennale”.
E sulle scelte del Governo, Gay puntualizza: “Possiamo tagliare l’Irpef alle famiglie se le nostre aziende saranno messe nelle condizioni di creare occupazione e dare salari adeguati. Ma nel documento programmatico di bilancio le risorse in questo senso sono pochissime: appena lo 0,3% su tre anni”.
“Il tempo del coraggio”
“A Torino è il tempo del coraggio; abbiamo tecnologie, competenze e know how: dobbiamo riscoprire le nostre filiere. Dobbiamo valorizzare i nostri pregi, più che sottolineare i nostri limiti. Torino è la fabbrica d’Italia che non si arrende. A Torino in dieci anni le aziende sopra i 5 milioni di fatturato sono cresciute del 37% e i dipendenti del 24%. È come se ogni anno nascesse un nuovo piccolo isolato industriale, con 62mila persone in più che sono entrate in azienda dal 2014 al 2023”. E ancora: “Impianti, robot e software sono cresciuti del 57%: stiamo parlando di miliardi di euro di tecnologia nuova che pulsa intorno alla città”.
Futuro nei droni civili (e non solo)
Inoltre, dice Gay, “Torino è la terza città europea per investimenti in robotica. Nessuno sta divorando il presente, ma stiamo investendo sul domani. Da qui al 2030 l’83% della crescita della domanda sarà assorbita in settori come aerospazio, difesa, robotica, chip, tecnologie energetiche, medicina, nanomateriali e alimentazione. Vogliamo essere il centro sperimentale per l’Italia: soprattutto per il volo dei droni in ambito civile, per il trasporto di merci e poi di persone. E poi vogliamo essere centro sperimentale per la medicina del futuro e per lo spazio, fino alla ricerca applicata”.
Inverno demografico e rimedi

E contro l’inverno demografico Gay sentenzia: “Servono opportunità, accoglienza e crescita”. Un discorso che passa dall’integrazione “dei flussi migratori alla riqualificazione del personale con programmi verso professioni più richieste e difficili da trovare”. Fino ai giovani, “che sono il nostro presente: sapranno ripagarci con uno straordinario entusiasmo”.
“Vogliamo essere una città industriale?”
“Vogliamo o no essere una città e un Paese industriale, vogliamo continuare ad attrarre investimenti e giovani sul nostro territorio? Servono impegni chiari e definitivi, in una città che è un cantiere aperto. Servono scelte in collaborazione con istituzioni con cui lavoriamo bene, ma dobbiamo fissare date, scadenze e rispettarle”, ha concluso Gay.
Gros Pietro: "Banche al fianco dell'industria
A margine del discorso del presidente dell'Unione Industriali, ha parlato anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. “L’industria italiana ha grandi capacità e anche in questo momento ha punti di forza che sono rimangono validi, anzi forse diventano ancora più validi nel momento in cui ci sono spostamenti nella penetrabilità e nell'interesse dei diversi mercati mondiali”. E ha aggiunto: "E' sempre stata molto rapida nel riorientarsi, nel cogliere nuove opportunità e quindi io questo credo che sia possibile. Credo che lo stia già facendo e quindi il compito delle banche è di sostenerla. Le imprese hanno bisogno di fare investimenti e di essere aiutate nello scegliere in quali paesi farli, con quali partner, su quali tipi di prodotti e di servizi. E noi - ha concluso - in questo le possiamo aiutare e siamo pronti a farlo”.