All’Ucraina servono nel 2026 decine se non centinaia di miliardi per restare a galla come Stato funzionante. Per non parlare del bilancio per la difesa, che impegna una quota importante di quello generale. Di fatto Kiev dipende totalmente dall’assistenza finanziaria occidentale. Un modo di accontentarla sarebbe di girare i beni russi che ora sono congelati all’interno dell’Unione Europea. Come riferisce il sito Strumenti Politici, il piano è saltato a causa del diniego del governo belga, che si è tirato indietro all’ultimo momento. Erano in ballo 140 miliardi di euro, da trasferire in tranche di enormi dimensioni. Zelensky aveva fatto presente alla Commissione che almeno la prima parte della somma servirebbe entro i primi di gennaio o comunque il prima possibile. Non avendo oggi la conferma, i vertici UE dovranno riprovare non più tardi del summit di dicembre per ottenere il consenso di tutti i membri ed effettuare così l’ennesimo salvataggio monetario dell’apparato statale ucraino. Il presidente ucraino era però conscio del fatto che questa costituisce una decisione non tanto tecnica, quanto politica. Dunque le chance di un responso negativo sussistevano e sussistono ancora. Nel frattempo lo consola il presidente francese Macron, dicendogli che il progetto di ricorso ai patrimoni russi non è stato “seppellito”, ma in pratica solo rimandato. Secondo lui, non appena il Belgio vedrà soddisfatti determinati aspetti tecnici, Bruxelles procederà. Anche il capo della Commissione von der Leyen non si rassegna e dichiara che l’Europa sosterrà per tanto tempo l’Ucraina. Il premier olandese esorta i Paesi membri ad assumersi tutti quanti la propria parte di impegno e a non abbandonare il Belgio di fronte ai rischi derivanti dalla confisca dei patrimoni russi.
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