Quattordici anni e nove mesi di reclusione. La Corte d’Assise di Appello di Torino ha appena confermato la condanna inflitta in primo grado al gioielliere Mario Roggero, giudicato colpevole di omicidio volontario, tentato omicidio e porto abusivo di arma da sparo per aver ucciso due dei tre rapinatori che il 28 aprile 2021 misero a segno una rapina nel suo esercizio di Gallo Cavour, ferendo il terzo.
Nei suoi confronti il pubblico ministero Davide Greco, già rappresentante dell'accusa in primo grado ad Asti e applicato dalla procuratrice generale presso la Corte d’Appello di Torino Lucia Musti, aveva ribadito le sue conclusioni chiedendo di confermare la condanna a 17 anni di reclusione emessa in primo grado ormai due anni fa, il 4 dicembre 2023.
Nella sua requisitoria, attraverso i filmati delle otto telecamere di videocamere di sorveglianza della gioielleria, di cui due non funzionanti, il pubblico ministero aveva ripercorso che cosa accadde nel pomeriggio di quel tragico mercoledì. Il sostituto procuratore aveva parlato ancora una volta di “vendetta” e di “giustizia privata” dietro ai cinque colpi di pistola esplosi dall’imputato all’esterno del suo negozio: “Il primo era diretto ad Alessandro Modica. Il secondo era quello contro Andrea Spinelli. Il terzo colpo viene sparato a Giuseppe Mazzarino che, di spalle, era senza refurtiva. Il quarto ferisce Alessandro Modica al ginocchio. L’ultimo non ha attinto nessuno”.
Nell’arringa tenuta oggi, mercoledì 3 dicembre, l’avvocato Stefano Marcolini, difensore del commerciante, ha sottolineato l’importante ruolo giocato nella capacità di interpretare e reagire ai fatti in capo al suo cliente dalla rapina da lui subita nel 2015. Un fatto che lo stesso Roggero ha richiamato con forza nelle sue dichiarazioni spontanee.
“Quella rapina ha avuto forti conseguenza sulla psiche dell’imputato - ha argomentato il difensore –. Ha lasciato un senso di impunità totale. Nella sua testa quelle persone non hanno avuto chissà quale punizione: non sto dicendo che questo pensiero sia giusto, sto dicendo che ricorre nella testa dell’imputato”.
E poi, la questione della capacità di intendere e volere di Roggero. “Questa rapina, occorsa a distanza di sei anni da quella del 2015, avrebbe messo a dura prova il sistema nervoso di chiunque”, ha rilevato.

La difesa ha sostenuto e insistito sulla presenza di un disturbo post traumatico da stress. “La durata della condizione di stress post traumatico è stata superiore a un mese – ha continuato Marcolini -. Il disagio psichico era presente nell’abito lavorativo e si è mantenuto anche con sintomi sostenuti. Un disturbo post traumatico c’era e c’è anche nel 2021. Non è vero che non c’è. C’è, ma è attenuato”. Dunque, l’evento sprigionante di quel disturbo latente, o come definito dall’avvocato “l’innesto” sarebbe stata proprio la seconda rapina.
Pugno duro, da parte della difesa, era arrivato anche nei confronti della Procura, la cui ricostruzione è stata definita dall’avvocato Marcolini come una “fallacia da uomo di scrivania”. ”Secondo il pubblico ministero - ha qui argomentato il legale di Roggero, che nel processo di secondo grado ha assunto l’incarico prima ricoperto dall’avvocato ferrarese Dario Bolognesi -, Roggero avrebbe dovuto essere razionale in quel momento. E’ importante capire il movente. Perché è uscito? Dove doveva tenerla quella pistola?".
Per la difesa, dunque, si sarebbe trattato di legittima difesa putativa. Una tesi che evidentemente non deve aver convinto i giudici della Corte d’Assise d’Appello.















