"L'aria di Torino è fuorilegge da molti anni": da questo assunto parte la denuncia di Roberto Mezzalama, firmatario di un esposto alla magistratura nei confronti delle istituzioni preposte alla tutela della qualità dell'aria in città. E da qui nasce l'idea di creare ad hoc il comitato "Torino Respira", che sostenga tale iniziativa e promuova la corretta informazione.
L'esposto si basa su rilevamenti scientifici, dati e ricerche pubblicamente consultabili. Presentato nel 2017, ha dato luogo all'apertura di un fascicolo e a un'indagine della magistratura, supportata dalla perizia di un epidemiologo e dai carabinieri del nucleo operativo ecologico. "Nessuna delle forze politiche in campo, a livello comunale e regionale, sembra voler affrontare in modo efficace il problema - spiega Mezzalama - e nemmeno si rende conto dei potenziali cambiamenti positivi, a livello sociale ed economico, portati dalla riduzione dell'inquinamento. L'esposto vuole quindi essere il tentativo di introdurre un soggetto super parte: perché, prima di tutto, si tratta del rispetto di legalità e salute dei cittadini".
E i dati provenienti dalla Città metropolitana di Torino parlano chiaro. Durante l'anno è soprattutto nel periodo invernale che viene superato il limite consentito di PM10, PM2,5, biossido di azoto e ozono. E se per le polveri sottili i superamenti consentiti in un anno sarebbero al massimo 35, Torino oltrepassa la quota 100.
I miglioramenti negli ultimi 20 anni ci sono stati, sì, ma attualmente le trasgressioni sono continue. Tanto da porsi dei quesiti irrisolti.
Per Mezzalama si parla troppo delle modalità con cui gestire le emergenze, mentre la domanda fondamentale è una: possiamo davvero definire emergenza qualcosa ciò succede ogni anno nello stesso periodo? E ancora: perché bisogna aspettare quattro giorni prima di prendere provvedimenti? E come mai non si utilizzano i dati di previsione predisposti giornalmente da Arpa?
Per contro, sono sotto gli occhi di tutti le più recenti statistiche della European Respiratory Society, secondo cui aumentano i ricoveri per problemi respiratori ma anche i problemi di sviluppo cognitivo nei bambini. Alcuni studi parlano del 7% dei decessi in Italia legati all'inquinamento. A Torino, poi, la riduzione delle speranze di vita è di 24,7, a fronte dell'8 registrato da Biella. Con un conseguente maggior carico sanitario che si abbatte sul capoluogo piemontese.
Guardando alle istituzioni, la Regione Piemonte è il principale responsabile in termini di conservazione della qualità dell'aria. Nonostante sia stata una delle prime a fare un piano regionale nel 2001, negli anni successivi si è proceduto solo per piani stralcio, di cui l'ultimo risale al 2007. Ed è stata avanzata una revisione del piano nel giugno 2017, ma i dati sulle emissioni sono aggiornati solo al 2010.
Per quanto riguarda, invece, il piano urbano della mobilità sostenibile, predisposto nel 2010 ma mai sottoposto a Vas, si prevede di passare sul lungo termine (10-15 anni) da 855 mila spostamenti giornalieri a 834 mila.
Numeri molto limitati per Mezzalama, che precisa: "Se si mettesse il limite di velocità a 90 km/h sulla tangenziale, l'inquinamento sarebbe sensibilmente ridotto. Ci si incaponisce tanto sulla Ztl, quando gran parte dello smog viene da fuori Torino".
Il comitato Torino Respira sarà quindi attivo da oggi per promuovere iniziative e sensibilizzare la popolazione sulle possibili misure da attuare a fronte del problema. "Non vogliamo sostituirci alle associazioni che già operano su temi analoghi", spiega Annabella Da Re, una delle promotrici, "ma collaborare insieme per tutelare la salute dei cittadini".
Tutti i materiali informativi e le modalità di adesione al comitato sono disponibili sul sito www.torinorespira.it