Apartitico, senza bandiere politiche, sospinto dalla cosiddetta società civile che vuole la realizzazione della Torino-Lione. Alle 11.30 di oggi una nuova manifestazione Sì Tav è pronta a colorare piazza Castello, diventata ormai l'arena in cui si sfidano a colpi di slogan e appuntamenti i due fronti contrapposti sul tema TAV.
E se a iniziare nel mese di novembre furono proprio i sostenitori raccoltisi attorno alle sette "Madamin" e al conteporaneo movimento di opinione promosso da Mino Giachino, ex sottosegretario ai tempi del governo Berlusconi, l'8 dicembre ha sancito la risposta di chi, invece, alla grande infrastruttura tra Italia e Francia si oppone. Quel popolo No Tav che dalla valle ha portato nel centro di Torino i suoi colori e le sue modalità di espressione collaudate da anni di lotta e di protesta.
Quello che si consuma oggi, dunque, è l'ennesimo atto di questa vicenda, accompagnata in parallelo dalla telenovela legata all'analisi costi-benefici: strumento decisivo, per il governo e in particolare per il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli. Spada di Damocle realizzata appositamente perché dia risultati di un certo orientamento, per chi invece non si riconosce nei dubbi e nelle titubanze dell'esecutivo.
O meglio, parte dell'esecutivo. Perché se è vero che il mondo grillino era e resta fieramente no Tav (ma sarebbe riduttivo sovrapporre completamente le due dimensioni: non sono pochi gli oppositori alla Torino-Lione che non si riconoscono nel Movimento 5 Stelle), il socio di minoranza del Governo, rappresentato dalla Lega e da Matteo Salvini, ha sempre scelto una posizione più morbida, quasi attendista. E nella giornata di giovedì, a poche ore di distanza dalla presentazione della manifestazione di questa mattina, ha di fatto sciolto le riserve aderendo di fatto all'evento di oggi. Un passaggio legato a doppio filo proprio al lavoro "diplomatico" fatto da Mino Giachino, che si è premurato di "scolorire" da qualunque tinta politica l'evento, garantendo soprattutto al Carroccio che non sarà un appuntamento contro il governo Lega-Cinque stelle.
Altro elemento caldo è quello del referendum, strumento consultivo sbandierato a più riprese dal governatore del Piemonte Sergio Chiamparino (con possibile estensione anche ad altre regioni del Nord Italia), in caso di decisione negativa da parte di Roma. E anche in questo caso il ruolo della Lega è stato di certo non marginale, visto che proprio Giachino ha rivelato come sia stato il Carroccio a rispolverare una proposta di legge ferma in Consiglio regionale che permetterebbe di introdurre la consultazione popolare su questi temi nel giro di poche ore, se i tempi lo rendessero urgente e necessario.
Insomma, sarà una manifestazione apartitica, ma i contenuti politici locali e nazionali saranno evidenti, oggi, in piazza Castello. E accanto agli organizzatori e alla cosiddetta società civile ci sarà anche la folta rappresentanza del mondo economico. Un mondo mai così compatto nel dire sì alla Tav e di certo poco avvezzo a scendere in piazza. Ma che ormai ha "sdoganato" anche questo elemento di presenza politica e di manifestazione del proprio pensiero. Saranno 33, come ormai abitudine, le sigle rappresentante. E l'unica frattura si registra nel mondo sindacale, dove la Cgil (e in particolare il suo settore metalmeccanico rappresentato da Fiom) da tempo ha messo in chiaro la propria molteplicità di vedute in chiave TAV. Ovviamente ci saranno anche esponenti politici, anche se non saranno accompagnati da elementi di riconoscimento o bandiere: dal Pd a Forza Italia, passando per la Lega, Fratelli d'Italia e +Europa. Questi ultimi due, in occasione della manifestazione di novembre, avevano anche promosso petizioni a favore della Torino-Lione. Mentre, sempre in termini di petizione, quella di Giachino realizzata online ha superato quota 108mila adesioni.
Un elemento altrettanto caratteristico dell'appuntamento di oggi - che gli organizzatori hanno sottolineato essere un flash mob e non un'adunata della portata della scorsa volta, cercando anche di sottrarsi al braccio di ferro dei numeri che inevitabilmente si era scatenato calcolando le presenze alle diverse manifestazioni - sarà quello legato alla presenza dei sindaci. Senza fasce tricolori, si è detto, proprio per dribblare le polemiche che avevano accompagnato la piazza no Tav, ma ciascuno con un cartello che riporterà il nome del territorio di appartenenza, quasi a restituire in maniera "plastica" la diffusione del sostegno a un'opera che, mai come in questi giorni, sembra essere a rischio.
"Mi auguro che, insieme a me, ci sia tanta gente a Torino al flash mob sulla Tav. E’ anche importante che tutte le forze politiche favorevoli all’opera siano in piazza. Penso però che chi, come la Lega, ha un ruolo centrale nel governo, oltre a scendere in piazza dovrebbe assumersi la responsabilità di decidere una volta per tutte sulla realizzazione dell’opera, perché è ripartito l’allungamento del brodo - commenta il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino -. Appena arrivata l’analisi costi benefici, fatta un po’ come se in un derby una squadra potesse scegliere l’arbitro, i guardalinee e l’addetto al VAR, il ministro Toninelli dice che si tratta solo di una bozza e che l’analisi completa arriverà a fine gennaio. Siamo alle solite, si vogliono scavallare le elezioni europee senza decidere".
L'ultima rilevazione di Comuni partecipanti vede parecchie decine di adesioni da molte regioni come Liguria, Marche, Lombardia, Veneto, Valle d'Aosta. Dalla nostra regione arrivano un po' da tutte le province, ma spicca la presenza (annunciata) di alcuni primi cittadini della Val di Susa come Casalborgone, Chiomonte, Cesana, Sant'Antonino di Susa, Sauze d'Oulx, Sauze di Cesana e Sestriere.