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Attualità | 01 maggio 2019, 05:57

Nosiglia: "Torino non più competitiva. Il lavoro riparta da solidarietà ed equità"

"Essere imprenditori - ha sottolineato l'arcivescovo durante la veglia di preghiera all'Istituto Agnelli - significa investire sulle capacità dell’uomo senza soggiogarle alla forza ineluttabile del denaro e del profitto fine a se stesso"

Nosiglia: "Torino non più competitiva. Il lavoro riparta da solidarietà ed equità"

"Il lavoro continua a rimanere, anche e soprattutto per la nostra amata città, la prima vera questione sociale". Lo ha detto l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia in occasione della veglia di preghiera per il Primo Maggio che si è tenuta ieri sera all'Istituto "Edoardo Agnelli" di Torino. 

"Le ricerche - ha continuato - sottolineano come Torino stia perdendo importanti posizioni competitive nello scacchiere nazionale e internazionale. Non si può però accettare con fatalismo la retorica del declino, bensì è essenziale ricostruire una visione nuova per la città che tenga conto della sua vocazione manifatturiera e
industriale, capace di generare non solo un importante sviluppo economico, ma anche una storia e un’identità per tutto il territorio metropolitano".

Nosiglia ha quindi invitato chi esercita "ruoli di responsabilità nel tessuto sociale ed economico del nostro territorio" a seguire alcune piste di orientamento. A cominciare dall'impresa come "nuova forma di solidarietà e possibilità di creazione della ricchezza, intesa non solo in termini monetari, riscoprendo la via inedita dell’economia civile". Un campo che può rivelarsi "strumento fecondo per realizzare non solo profitti ma anche quelle solidarietà che sono il migliore antidoto all’individualismo e al culto del denaro fine a se stessi".

"Essere imprenditori - ha sottolineato l'arcivescovo - significa investire sulle capacità dell’uomo senza soggiogarle alla forza ineluttabile del denaro e del profitto fine a se stesso. Essere imprenditori può essere una forma alta di testimonianza cristiana e la comunità dei credenti deve accompagnare queste vocazioni".

Nosiglia ha quindi parlato di senso di partecipazione e responsabilità "per creare ricchezza e distribuirla equamente". Soprattutto in un tempo in cui i luoghi tradizionali della rappresentanza, come le associazioni di categoria e i sindacati, devono affrontare la sfida del cambiamento "per comprendere come ricollegarsi ai sentimenti dei lavoratori e degli imprenditori".

Infine, uno sguardo ai giovani. "Siamo consapevoli dell’urgenza di restituire valore al lavoro e al tempo del lavoro. Penso allo straordinario lavoro della formazione professionale che ogni giorno si confronta con questi temi. Penso all’esperienza dell’alternanza scuola/lavoro e all’impegno promuovere l’incontro del mondo della scuola con quello del lavoro. La difficoltà di entrare in maniera organica nel mondo del lavoro rappresenta una grave perdita sociale ed economica perché i giovani rappresentano in sé innovazione, creatività, voglia di spendersi. Ad essi vanno dati spazi dove potersi sperimentare e crescere".

"Da decenni la Chiesa di Torino - ha concluso Nosiglia - è impegnata in tanti progetti che accompagnano le persone (soprattutto coloro che fanno più fatica) nel mondo del lavoro. Abbiamo però bisogno di formare laici adulti che con coerenza, coraggio e sostegno provino a testimoniare laicamente nel mondo del lavoro il Vangelo della
speranza".

Redazione

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