In Piemonte, nel primo semestre dell’anno, come evidenziano i dati del Servizio politiche attive e passive del lavoro della UIL Nazionale, sono state richieste 14.721.045 ore di cassa integrazione, in discesa del 10,4% rispetto all’analogo periodo del 2018 (-12,3% ordinaria, -8,5% straordinaria, -69,5% deroga).
A livello nazionale sono state autorizzate 143.956.678 ore, con un incremento del 16,3%.
Nei primi sei mesi dell’anno, la media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati è stata di 14.432, in diminuzione di 1.668 unità rispetto al periodo gennaio-giugno 2018.
DATI PROVINCIALI
Le province piemontesi hanno fatto registrare il seguente andamento: Biella +49,7%, Novara +39,3%, Torino +5,4%, Alessandria -3,5%, Vercelli -46,4%, Asti -55,4%, Cuneo -58,9%, Verbania -79,4%.
Torino, con 10.243.357 ore, è la seconda provincia più cassaintegrata d’Italia, dopo Roma.
SETTORI PRODUTTIVI
Nella nostra regione, la variazione percentuale delle ore di cassa integrazione per settori produttivi, nel confronto tra il primo semestre del 2019 e del 2018, è stata la seguente: Industria -3,9%, Edilizia -48,8%, Artigianato -53%, Commercio -48,5%, per un totale di -10,4%.
"I dati relativi al ricorso alla cassa integrazione, nel primo semestre del 2019, mostrano in Piemonte una situazione migliore rispetto all'analogo periodo del 2018 e nel confronto con la media nazionale", spiega il segretario generale della Uil Piemonte, Gianni Cortese. "Si tratta di movimenti non significativi, che non modificano il preoccupante andamento delle crisi aziendali (dal 2015 sono stati aperti circa 180 tavoli). In particolare l’area torinese, riconosciuta di crisi complessa, avrebbe bisogno di un maggior attivismo e, soprattutto, di idee chiare da parte della compagine politica che amministra il capoluogo. Le occasioni perse e il trasferimento di eventi a beneficio di Milano e del Nord Est inducono a pesanti riflessioni sulla idoneità a gestire una città, Torino, che si trova ad affrontare complessi problemi di lavoro, un significativo calo demografico e una crescente difficoltà a fruire dei servizi sociosanitari. In un quadro poco edificante, c’è da augurarsi che almeno il governo regionale sia all’altezza della situazione e sappia impostare politiche utili all’economia piemontese".