Scale che diventano ora torrioni del castello, ora elementi naturali scossi dalla tempesta. Una scenografia nuda, scura, essenziale. Dalle tenebre, personaggi-sagoma veementi, conturbanti, infimi. E pericolosamente seducenti. È la “tragedia dello strappo”, dove l’ambizione e l’invidia nutrono senza pietà quel “mostro d’ingratitudine” che è l’uomo. Così il “King Lear-ned” della Compagnia Liberipensatori “Paul Valéry”, dopo il suo debutto nel 2013, si prepara a portare al Borgo Medievale il fascino senza tempo del genio shakesperiano, dal 15 al 22 settembre.
“A Torino abbiamo un enorme potenziale per i nostri drammi: un vero e proprio teatro affacciato sul fiume. Esattamente come, a Londra, il Globe Theatre sul Tamigi”, spiega il regista e direttore artistico Oliviero Corbetta. “Ambientare il teatro elisabettiano in luoghi così particolari è un mio vecchio pallino. Già in passato lo proposi più volte all’amministrazione, ma solo quest’anno abbiamo finalmente trovato una buona accoglienza del nostro progetto. Complice forse il passaggio della gestione del Borgo dalla Fondazione Musei al Comune, che ci sembra molto interessato a rivalutarlo e rilanciarlo al meglio”.
Re Lear, il vecchio sovrano abdicante e malato di stolta presunzione, è interpretato da Marco Pagani. Le sue tre figlie hanno il volto di Daniela Vassallo (la perfida Gonerille), Stefania Rosso (Regan) e Chiara Bosco (Cordelia, la preferita, diseredata e in corsa verso una tragica fine). In scena, anche Aldo Stella (conte di Gloucester), Eugenio Gradabosco (conte di Kent), Cristiano Falcomer (duca di Albany), Paolo Carenzo (duca di Cornovaglia). Il re di Francia e il duca di Borgogna sono affidati a Carlo Cravino e Maurizio Fò; i figli del conte di Golucester, Edmund ed Edgar, sono Gianandrea Muà e Luca Ghignone. Oswald e Il Matto, Davide Ferronato e Giovanni Pupino. Infine, i tre cavalieri sono calzati da Alberto Di Palma, Roberta Lai e Donatella Degrandi.
“Avere sul palco diciassette attori, in un momento di crisi per il mondo culturale, è davvero una grande impresa”, commenta Corbetta, storico doppiatore di anime, che dal 2002 porta avanti la Compagnia a Torino e provincia, proponendo spettacoli che solcano la tradizione dei grandi classici, senza rinunciare alle innovazioni delle forme espressive più contemporanee. “La più grande soddisfazione è stata sentirmi chiedere, dagli stessi interpreti, di allestire di nuovo il Lear dopo anni. Sentivano il bisogno di rivivere quella storia, quei personaggi”.
“La nostra personale lettura della tragedia – continua – si basa, appunto sul concetto di strappo. Lear strappa il proprio regno in tre parti e,come conseguenza, si strappa dal cuore l’unica figlia che prova per lui un amore sincero. Le ingrate sorelle strappano il patto che avevano stipulato con il padre. Il precipitare degli eventi strappa di casa il giovane Edgard, mentre al fedele Gloucester verranno strappati gli occhi. Infine, quando il re scoprirà, troppo tardi, che solo in Cordelia albergava vera devozione, alla giovane sarà già stata strappata la vita. La chiave interpretativa sta nella nudità in cui il potente, ormai disarmato, si ritrova dopo la tempesta, che gli strappa gli abiti di dosso”.
Nel corso della settimana di repliche, il pubblico, grazie a una collaborazione tra i Liberipensatori e l’associazione Theatrum Sabaudie, potrà effettuare delle visite guidate animate prima degli spettacoli. Poi, dalle 20, l’appuntamento sarà nella Sala San Giorgio dell’ex ristorante.
“L’allestimento è trasportabile, per questo si può adattare a qualsiasi ambiente – precisa Corbetta –, e il Borgo fin da subito ci è sembrato perfetto. Vogliamo far lavorare la fantasia del pubblico: quelle scale, unico oggetto in scena, dovranno trasformarsi sotto i loro occhi a seconda delle suggestioni che daremo. Tutto sta nella forza e nella ferocia trasmessa. Mi sono ispirato a una frase del Macbeth: la vita, come una favola raccontata da un idiota, ‘è piena di furore e di rumore’, e non significa nulla. Ecco, noi portiamo in scena la follia ancestrale che dimora negli esseri umani”.