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Economia e lavoro | 06 dicembre 2019, 15:20

Il whisky: il distillato più antico del mondo e il più amato dagli scrittori

Ci troviamo di fronte ad una bevanda alcolica dalle origini molto antiche

Il whisky: il distillato più antico del mondo e il più amato dagli scrittori

Quando nasce il whisky? Ci troviamo di fronte ad una bevanda alcolica dalle origini molto antiche, al punto che è davvero difficile risalire ad esse. La prima distillazione fu effettuata all’incirca nel 7.000 a.C. in India, per lo più per motivi medici, e in seguito si diffuse poi in Cina e in Egitto, dove questo procedimento veniva destinato ai processi di mummificazione e alla preparazione di cosmetici. Se si passa alla “modernità”, la metodologia attuale per la distillazione del whisky è da attribuire ai persiani, e risale al 1.000 a.C. In realtà sono stati soprattutto gli arabi a svilupparla, grazie agli studi alchemici. Poi fu il turno dei romani, i primi che sfruttarono questi processi per creare una bevanda ad uso alimentare. Naturalmente il whisky ha una paternità ben diversa da quella raccontata finora, se lo si inquadra in un’ottica realmente moderna: una paternità che viene contesa dagli irlandesi e dagli scozzesi. Ancora oggi domina questa incertezza, ma poco importa. Soprattutto non è importato ad alcuni degli scrittori più famosi di sempre, che hanno amato alla follia questo distillato.


Il whisky e il forte legame con la letteratura

Sono stati numerosi gli scrittori appassionati di whisky che hanno tratto ispirazione da questa bevanda o che ne hanno parlato diffusamente nelle proprie opere. Fra i maggiori autori amanti del famoso distillato troviamo William Faulkner, che non rinunciava mai al proprio drink quotidiano, ovvero il Mint Julep con bourbon e whisky made in USA. Lo stesso Faulkner argomentava puntualmente: “La civiltà è iniziata con la distillazione”. Ad ogni modo, non era di certo l’unico artista con il pallino del whisky, perché non potremmo dimenticarci mai di Mark Twain e di due purosangue irlandesi come George Bernard Shaw e James Joyce. Poi c’è quel Bukowski che in tanti hanno amato e odiato e che era solito consumare uno shot di whisky accompagnato ad un boccale di birra (il cosiddetto “boilermaker”).

Se invece vuoi seguire le orme di Jack Kerouac, il padre della beat generation, puoi degustare un classico Johnnie Walker, un whisky dalla storia affascinante tanto quanto quella dei suoi estimatori scrittori. Questo drink tra l’altro ha delle caratteristiche uniche, che lo hanno resto tra i più apprezzati in circolazione: scopri i whisky Johnnie Walker su Tannico, sito specializzato nella vendita di alcolici online, dove questo prodotto viene definito come “un punto di riferimento per intenditori ed appassionati”. Inoltre, bisogna tenere a mente che distillati del genere vanno inevitabilmente degustati lentamente e con parsimonia, senza abusare: lo stesso Hemingway, noto per essere il re dei bevitori, non beveva mai sul lavoro (ovvero durante la scrittura), e spesso asseriva del collega Faulkner che si poteva riconoscere quando cominciava a bere durante la stesura dei suoi testi.

La musica del whisky e il paradiso

Naturalmente sono tantissime le citazioni letterarie che vedono questo distillato grande protagonista, e fra queste non potremmo non citare James Joyce e il famoso capolavoro “Gente di Dublino”, una delle raccolte di racconti più famose. Al suo interno, è possibile cogliere infatti questa frase: “La musica sommessa del whisky versato nei bicchieri costituiva un dolce interludio”. E poi troviamo un altro aforisma, stavolta di Twain: “Se non posso bere whisky in paradiso […] allora non ci voglio andare”.



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