Molti record negativi, ma anche alcune eccellenze. Stiamo parlando ovviamente dell’Italia, che nell’anno corrente ha scalato le vette di una particolare e blasonata classifica, che riguarda il numero delle lavoratrici autonome. L’Italia è divenuta nel 2016 la nazione europea con il maggior numero di donne che svolgono attività indipendenti, 1,7 milioni tra imprenditrici e libere professioniste, distanziando di 200mila unità il Regno Unito e di oltre 400mila unità la Germania.
La conferma del sorpasso ai danni di due delle potenze economiche europee viene direttamente dai dati resi noti dall’Osservatorio sull’imprenditoria femminile, durante una convention organizzata da Confartigianato. Il boom dell’imprenditoria femminile è guidato dal settore dell’artigianato, cresciuto notevolmente nell’ultimo decennio. La regione leader è la Lombardia con 66.977 donne, tra titolari, socie e collaboratrici, seguita da Emilia Romagna (37.503), Veneto (37.387). La nostra regione il Piemonte si piazza ai piedi del podio con 32.847, seguita dalla Toscana con 31.715. In Friuli Venezia Giulia sono 8.247. La classifica provinciale vede in testa Milano, con 17.908 imprese artigiane al femminile. Secondo posto per Torino (16.387), seguita da Roma (15.191).
La gestione aziendale presenta però diversi tipi di problemi che le donne imprenditrici, e non solo, sono costrette ad affrontare tutti i giorni. In primis, annoveriamo il credito. Secondo il rapporto di Confartigianato quattro donne su dieci hanno riscontrato problemi di accesso al credito nel corso dell’anno, inoltre a molte di loro sono state applicate dalle banche e dagli istituiti di finanziamento condizioni economiche maggiormente onerose. In secondo luogo, le difficoltà hanno riguardato i rapporti e le relazioni commerciali con i clienti: il 32,7% del campione intervistato ha accumulato crediti inesigibili per la fornitura di beni e servizi ad aziende in crisi. I mancati pagamenti hanno inciso negativamente per il 19,2% sul fatturato delle imprese creditrici. A ciò si aggiunge i crediti che l’11,2% delle PMI al femminile vantano nei confronti delle Pubblica Amministrazione e la dilazione nei tempi di pagamento da parte degli enti pubblici, che nell’84,1% dei casi si avvicinano ai due mesi.
Nella gestione aziendale un altro dei limiti principali riguarda il gap che esiste tra la protezione del capitale emotivo e il capitale finanziario, come spiega uno studio realizzato da Eotrading sulla psicologia degli investimenti. Le difficoltà economiche degli ultimi anni indotte dalla crisi hanno inciso sulle capacità gestionali degli imprenditori e sulle loro condizioni psicologiche. La status mentale instabile ha portato diverse imprenditrici (e imprenditori) ad effettuare scelte sbagliate, a far saltare affari interessanti oppure a chiuderne altri fallimentari con la perdita totale degli investimenti.
A fare da contraltare alle difficoltà insite nella gestione aziendale troviamo però le nuove tecnologie. Il 73,4% delle PMI è già attivo sul web, mentre il restante 27% ha già mosso i primi passi o è in procinto di creare una vetrina sul World Wide Web. Le attività digitali principali delle PMI al femminile riguardano nell’ordine siti internet di proprietà, profili social, negozi di e-commerce e piattaforme di servizi online. Per quanto riguarda i segmenti più in voga domina l’Internet of things, seguito dal social manifacturing e dalla manifattura 3D.