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Economia e lavoro | 09 febbraio 2017, 12:12

Gabriele Alberto: da Torino a Berlino passando per l’Irlanda

Dopo aver lavorato 10 anni in Italia lascia tutto per trasferirsi all’estero: oggi, è Team Leader SEA per Shopalike Italia, piattaforma shopping con sede a Berlino

Gabriele Alberto: da Torino a Berlino passando per l’Irlanda

Dopo aver lavorato 10 anni in Italia lascia tutto per trasferirsi all’estero: oggi, è Team Leader SEA per Shopalike Italia, piattaforma shopping con sede a Berlino.

Parlaci del tuo percorso:  prima di approdare a Berlino, quali sono state le tue esperienze?

Sono originario della provincia di Torino, dove ho frequentato ragioneria. Dopo il diploma, ho subito cominciato a lavorare, come commesso. All’epoca, nel 2002, era ancora relativamente facile trovare un impiego, e sono rimasto a lavorare in negozio per un anno – per una prima esperienza.

Da qui, ho trovato poi lavoro come contabile in un piccolo studio dove sono rimasto per due anni.  E’ seguito un periodo tortuoso, dove sono stato prima licenziato dallo studio e poi una seconda volta nel nuovo lavoro, dopo solo tre settimane perchè la mia posizione, in realtà, non era più disponibile.

Tuttavia poco dopo la fortuna ha bussato alla porta, ed uno dei clienti che seguivo in precedenza mi ha chiamato a bordo come apprendista per la contabilità. Un’ importante azienda nel mondo della moda che si occupava della distrubuzione del marchio Rick Owens.

Ci sono rimasto per 7 anni, occupandomi non solo delle analisi economiche e finanziarie dell'azienda ma anche – per un breve periodo – delle campagne vendite nello showroom di Parigi.

Un lavoro stabile e nel paese dove sei nato: cosa ti ha spinto poi a lasciare tutto e a trasferirti all’estero?

Ho fatto un primo viaggio a Berlino nel 2008. Una semplica vacanza con la ragazza che all’epoca era la mia fidanzata, e oggi mia moglie. Abbiamo amato la città da subito, una sorta di colpo di fulmine.

All’epoca non conoscevamo nessuno che si fosse già trasferito, nè era un argomento diffuso come può esserlo oggi. Ma l’idea di vivere a Berlino ci è venuta fin da subito. Così abbiamo fatto un altro viaggio nel 2009, per essere sicuri di non aver preso un semplice abbaglio.

Come avete affrontato poi l’organizzazione del trasferimento, quali difficoltà avete incontrato?

Abbiamo deciso definitivamente di trasferirci nel 2011, subito dopo la laurea di mia moglie. Io mi sono licenziato, scelta impopolare dato che l’italia era nel pieno della crisi economia e politica. Nè io nè mia moglie inoltre parlavamo tedesco.

Invece di concentrarci sul tedesco quindi, che richiede più tempo, abbiamo deciso di migliorare il più possibile l’inglese, per avere più opportunità una volta arrivati a Berlino. Da qui l’idea di trasferirci per un anno in Irlanda.

Tuttavia, i piani sono andati diversamente e non siamo riusciti a trovare lavoro in un tempo utile. Così abbiamo accorciato la permanenza, frequentando per tre mesi un corso intensivo di inglese e trasferendoci poi a Berlino nel giugno 2012.

 

Come è stato l’impatto appena arrivati?

Mia moglie è riuscita a trovare un primo impiego dopo un mese. Io, dopo tre mesi, ho cominciato uno stage a Shopalike. Significava ricominciare tutto da capo a 29 anni, dopo averne lavorati 10 in Italia, ad un livello più alto.

Ma ci ho guadagnato in felicità e soddisfazione. Ho continuato a lavorare per la stessa azienda da allora, dove ora sono team leader per il dipartimento di SEA, che si occupa principalmente delle campagne AdWords.

Che cosa vorresti consigliare a chi sta pensando di cercare lavoro all’estero?

Il primo consiglio è quello di non scoraggiarsi se non si hanno al 100% i requisiti della posizione aperta. Bisogna sempre ricordarsi che la descrizione è quella di un candidato ideale, ma ci sono anche altri aspetti da tenere in conto.

L’altro consiglio è quello di essere ben determinati a trasferirsi per lungo termine, non solo per un anno. Non ci deve essere ambiguità su questo punto. Le aziende in genere cercano infatti qualcuno su cui investire.

L’ultimo, sopratutto per quello che riguarda la Germania, è quello di essere consapevoli che si lavorerà in un ambiente professionale e che sopratutto segue procedure ben definite e standardizzate. Bisogna essere a proprio agio nel seguire un certo rigore.

Cosa ti manca dell’Italia e cosa invece non rimpiangi?

Da una parte mi mancano sicuramente le ore di luce in inverno. Qui a Berlino sono molte meno di quante si possa immaginare. Mi manca inoltre la grande varietà e richezza di prodotti alimentari che abbiamo in Italia. Si inizia davvero ad apprezzarli quando non si hanno più a disposizione!

Non mi manca invece l’atteggiamento spesso troppo approssimativo che ho trovato in Italia. Certo, i tedeschi sono tendenzialmente poco flessibili ma questo si accompagna anche ad una migliore resistenza ad affrontare situazioni difficili.

 

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