Dici “Boris” e pensi subito alla quarta stagione, quella che non è mai stata realizzata e che i numerosi fan di questa straordinaria fiction chiedono da quando, alla terza stagione, e dopo un film, la serie fu interrotta. Non per mancanza di pubblico, per carità, ma perché gli autori, per loro stessa ammissione, avevano bisogno di prendere una pausa e dedicarsi ad altro.
Comprensibile, in effetti, soprattutto se, come hanno spiegato ieri, durante un affollatissimo incontro stampa all’iQOS Embassy, nell’ambito di Sottodiciotto Film Festival, gli autori e gli attori hanno confermato che “Boris” era si una serie bellissima, ma richiedeva un lavoro totalizzante. Insomma l’esatto opposto di quello mostrato all’interno della serie, dove gli sceneggiatori de “Gli occhi del cuore” passavano il loro tempo a non fare assolutamente nulla, attendendo che la loro schiera di stagisti scrivesse al posto loro. Come ha spiegato Giacomo Ciarrapico, autore di “Boris” con Mattia Torre e Luca Vendruscolo, “non è detto, poi, che ci sia un committente per una eventuale quarta stagione".
Se non altro, il pubblico affezionato, complici lo streaming e il web, c'è ancora, come e più di prima.
L’incontro organizzato ieri ha celebrato i 10 anni dalla nascita di questa serie e, per la prima volta, quasi l’intero cast, da Paolo Calabresi a Corrado Guzzanti, si è riunito. Mancava soltanto Francesco Pannofino. Un evento atteso soprattutto dai fan durante il quale è stata smentita, ancora, la possibile lavorazione della quarta stagione. Ma niente da fare, ogni volta che gli attori, gli autori e i tecnici si riuniscono, la domanda è sempre la stessa. Chissà se, prima o poi, i fan saranno accontentati.
“Ho conosciuto attori e autori – ha raccontato Steve Della Casa, direttore di Sottodiciotto Film Festival – quando dirigevo il Roma Fiction Fest. Il primo anno hanno vinto nella sezione “inediti”, il secondo anno hanno vinto nella sezione “editi”. È stato in quell’occasione che ho capito cosa significasse il verbo “rosicare”. L’affetto nei loro confronti si è quindi consolidato”.
Quello che ha lasciato “Boris” si ritrova anche nel clima di generale ilarità che ha accompagnato l’incontro, durante il quale erano frequenti gli scambi di battute tra gli attori, che sono riusciti a coinvolgere il pubblico – accorso per strappare una foto o un autografo. E poi una buona domanda: “Quanto c’è di voi nei personaggi che avete interpretato?”. Ha risposto soltanto Ninni Bruschetta, interprete di Duccio, il direttore della fotografia de “Gli occhi del cuore”. “I personaggi – ha spiegato – hanno una grande ambiguità caratteriale, l’attore però mette sempre una parte di sé. Mi ritrovo, ad esempio, in alcune battute di Duccio, nella sua pigrizia, specialmente quando mi tocca recitare in fiction che sono di una noia mortale”. Sentimento condiviso anche dagli altri attori.
Ma “Boris” ha preceduto anche delle idee che sono state davvero realizzate in maniera simile. Nella serie si parlava di una fiction su Machiavelli, nella realtà abbiamo avuto “I Medici”, e poi un’altra sul giovane Ratzinger, quindi abbiamo avuto “The Young Pope”. “Probabilmente – ha scherzato Paolo Calabresi – la nostra serie è stata utilizzata per prendere le idee”.
La giornata di ieri, interamente dedicata a “Boris”, è poi proseguita al Cinema Massimo, con la proiezione di alcuni casting inediti e di un episodio pilota mai trasmesso, “Sampras”, girato nel 2005.