Il giornalista, reporter di guerra de La Stampa, Mimmo Candito ha presentato ieri, giovedì 6 aprile, alla biblioteca MoviMente il suo libro “C’erano i corrispondenti di guerra. Storie di un giornalismo in crisi: da Hemingway ai Social network”. A presentare l'incontro organizzato dall'Associazione Carla Boero e dalla Fondazione 900, nell'ambito dei “Giovedì dell'autore”, è stato chiamato Emanuele Spegis.
Mimmo Candito è stato corrispondente di guerra in Iraq, Medio Oriente, Asia, Africa e Sud America, ed è presidente di Reporter Senza Frotiere Italia, nonché docente di Linguaggio giornalistico all’Università degli Studi di Torino.
“Proprio attraverso l'insegnamento, iniziato presso l'Università di Genova – ha detto Candito – ho osservato come la figura del reporter di guerra sia mitizzata e distorta. Con questo libro cerco di smontare la retorica che circonda questa figura, per riportarla a una dimensione reale”.
Una realtà che è fatta di terrore, di devastazione, di corpi straziati di persone indifese: “la guerra è distruzione della dignità umana”.
Una professione, quella del reporter di guerra, in via d'estinzione: “Anche i dinosauri quando cominciarono ad estinguersi non sapevano che stavano scomparendo”.
Quello che Candito definisce “progetto della conoscenza” da qualche tempo comincia a venir meno, la relazione della realtà e la proporzione di questa vengono a mancare senza la mediazione di chi riesce a interpretarla e ad approfondirla. “Il racconto viene sempre più sottratto alla neutralità giornalistica – sottolinea amaramente Candito -, restando nell'incertezza dell'attendibilità dell'informazione”.
“C'erano i corrispondenti di guerra” recita il titolo del libro proprio a evidenziare questo pericolo di essere “vittime di colui che è più bravo a raccontarcela”. E qui Candito pone l'accento anche sul rischio che dai nuovi strumenti di comunicazione di massa “l'ideologia del click” possa arrivare un abbassamento notevole della qualità dell'informazione.
Il libro è una sorta di lungo reportage che parte da William Russel, inviato dalla regina d'Inghilterra nel 1854 in Crimea perché riportasse sul Times, dove scriveva, le gesta via telegrafo dei soldati inglesi impegnati in battaglia, nell'interesse della Corona stessa. Fu di fatto il primo corrispondente di guerra. Poi Hemingway, fino ai giorni nostri con Peter Arnett della Cnn e i racconti dei fatti da egli stesso vissuti come inviato de La Stampa.
Mimmo Càndito ha parlato anche di un altro suo libro, “55 vasche. Le guerre, il cancro e quella forza dentro”, in cui lo scrittore torinese, con uno stile nobile ed emozionante, racconta la sua lotta contro la malattia, intrecciandola con i ricordi toccanti di trent’anni da inviato. E spiega perché, e come, davanti al tumore abbia scelto di essere combattente e non condannato, un libro, ha detto “che consolida le capacità di reagire”.