Non è soltanto una questione di gusti: il cibo merita studi e approfondimenti, ricerche specialistiche effettuate dai migliori tecnici del mondo accademico. Nasce con questo intento l'Atlante del Cibo per Torino, un progetto unico nel suo genere che unisce le forze dell'Università, del Politecnico e di Scienze Gastronomiche.
Torino, dunque, intesa non solo come capitale del "consumo" di cibo, ma anche come fonte, come produttore. Quasi a raccogliere (e a declinare sul territorio della provincia metropolitana) l'input arrivato da Expo 2015. E per riuscirci è necessario impostare un cammino di ricerca che sia dal respiro pluriennale, ma soprattutto replicabile. Fino a creare una banca dati preziosa cui attingere ogni qual volta si renda necessario. Per esempio, quando start up e nuove iniziative vogliono dedicarsi al cibo partendo dall'ombra della Mole.
Intanto, l'istantanea scattata al territorio torinese racconta di un'area da oltre un milione e mezzo di abitanti che consuma ogni anno 1600 tonnellate di cibo, ovvero 600 di prodotti ortofrutta, 400 di cereali e derivati, 300 di prodotti lattiero-caseari, 200 di carne e 65 di pesce. Cresce la voglia di bio, ma la superficie agricola dedicata a questo è ancora lo 0,88% del totale presente.
A Torino, a livello di luoghi di vendita del cibo, si contano 42 mercati alimentari, con 40 mercati comunali "generalisti" organizzati ogni giorno che arrivano da un raggio di circa 50-70 chilometri di distanza.
Ma è importante anche il dato sugli scarti (che rappresenta uno dei filoni di ricerca più interessanti per l'Atlante): ogni torinese produce infatti circa 110 chili di rifiuti organici ogni anno, dei quali circa la metà finisce nel circuito della differenziata.