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Cultura e spettacoli | 25 giugno 2017, 18:00

Torino, dal silenzio di una lampadina al rumore di un'officina: i musei storici d'impresa si raccontano

Palazzo Celso ha ospitato il convegno “L'industria in mostra. Archivi e musei d'impresa in Piemonte”: una giornata di studio sullo stretto rapporto tra la nostra identità culturale e le evoluzioni tecnologiche compiute dalle industrie.

Torino, dal silenzio di una lampadina al rumore di un'officina: i musei storici d'impresa si raccontano

“La fabbrica non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica”. Sono parole di Adriano Olivetti, l'imprenditore illuminato che si impegnò per rendere la sua azienda a misura del lavoratore, creando un ambiente il più possibile rispettoso dell'integrità della persona e del suo benessere. E sono anche un'importante testimonianza della direzione verso cui molte imprese del Piemonte hanno voluto spingere la propri attività, elevandola dalla mercificazione al valore documentario.

A Palazzo San Celso, nella cornice del Polo del '900, l'Archivio nazionale del cinema d'impresa e l'Ismel – Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell'Impresa e dei Diritti Sociali, hanno organizzato il convegno “L'industria in mostra. Archivi e musei d'impresa in Piemonte”. Una giornata di studio e confronto per sottolineare il valore culturale dei prodotti della nostra manifattura, capaci di inserirsi a pieno titolo nella storia dell'evoluzione umana.

L'assessore regionale alla cultura Antonella Parigi ha salutato i partecipanti ricordando la recente riduzione dei fondi agli archivi, che si sta cercando di recuperare attraverso un programma europeo. E ha poi sottolineato la preminenza della memoria storica nell'identità dell'intera regione. "Nutriamo grande attenzione per le diverse trasformazioni che questa città ha avuto, come quella culturale. Ma proprio questa ha in parte offuscato la grande trasformazioe industriale: quel pezzo di storia lo abbiamo un po' messo in ombra, quindi il lavoro degli archivi storici riporta finalmente al centro un pezzo dell'identità di quello che siamo oggi. La cultura costituisce un elemento fondamentale anche per la manifattura, le due cose viaggiano insieme”.

E i nomi dei marchi intervenuti al congresso echeggiano da decenni nei ricordi di chi c'era, quando vissero il loro boom, e nella testa di tutti coloro che ne assorbono il riflesso grazie alla memoria tramandata di generazione in generazione. Da Fiat a Martini&Rossi, da Olivetti a Borsalino, fino ad Aurora, che rappresenta un caso emblematico di come il prestigio di un'azienda si possa concretizzare anche nella messa a disposizione, per il pubblico, del patrimonio manifatturiero: “Officina della Scrittura vuole essere un luogo in cui si racconta l'evoluzione del segno dando anche spazio alla possibilit di vivere da vicino le fasi di costruzione delle penne", ha

spiegato Cesare Verona, presidente di Aurora. "Un'apertura soprattutto rivolta a tutti quei ragazzi delle scuole che vogliono cimentarsi in un'attività artigianale utile per il loro percorso formativo e professionale",

Sergio Toffetto, direttore dell'Archivio nazionale del cinema d'impresa, ha posto il suo contributo sotto il segno dell'amarcord: “Il cinema ha valore di merce universale: rappresenta il massimo di memoria concentrata, racconta tutta la verità più immediata che abbiamo. Quella del rumore dell'officina, ad esempio, del rapporto fra le aziende e la cultura". E, dal canto suo, Giovanni Ferrero, presidente di Ismel, ha rimarcato l'importanza della trasmissione del sapere: “Il convegno di oggi è un caso di moralità: non si organizzano nuove cose senza dare peso a ciò che altri hanno fatto prima di noi. Non esiste museo che nasca soltanto dalla volontà di un politico o un direttore, ma sempre da una realtà già data dal territorio. La tecnologia che abbiamo alle spalle, sia nel silenzio che nel rumore, è una risorsa preziosissima”.

Tra gli obiettivi emersi fin dalle prime battute del convegno, quello di creare un network di strutture museali integrate con i territori di riferimento. Tutti gli oggetti conservati possono dare vita a nuovi spunti per la sperimantazione di itinerari originali di scoperta del territorio. Non un bacino statico, raccoglitore di pezzi prodotti in serie o in edizione limitata, ma un centro propulsore di nuove progettualità per il futuro, nel segno di un made in Piemonte ancora in grado di tramandarsi e rinnovarsi con orgoglio.

 

 

 

Manuela Marascio

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