Il dialogo tra religioni, tra singoli e comunità per combattere i fenomeni del fondamentalismo e del terrorismo di matrice islamica. Questo il tema di “Insieme”, un incontro organizzato alla moschea Taiba di Barriera di Milano, il più importante centro religioso musulmano del Piemonte, promosso dall'Anpi e dalla Comunità islamica di Torino.
Diversi i relatori presenti, per ricostruire il mosaico di soggetti civili e religiosi presenti sul territorio e desiderosi di contatto e dialogo: Pastorale migranti, chiesa Valdese, esponenti della comunità ebraica e soggetti del mondo civile e religioso musulmano.
Come favorire l'inserimento e l'integrazione di stranieri di religioni diverse nel tessuto sociale?
Per Lorenzo Gianotti, dell'Anpi di Torino, “La Costituzione ha dedicato due importanti articoli al tema delle religioni, dicendo che la fede religiosa riguarda la sfera privata di ciascuno e che nessuno può avere onori o vergogna per essa. Ma dalla cultura religiosa si ricavano anche valori che ognuno porta nella vita collettiva e perché la relazione tra fedi diverse sia positiva è necessario il pluralismo, che si raggiunge attraverso l'incontro tra le associazioni di cui le perosne fanno parte”.
Un ragionamento forte proviene da Izzeddin Elzir, Imam di Firenze e presidente dell'Unione delle Comunità islamiche in Italia: “Abbiamo fatto corsi per imam e dirigenti per creare gli anticorpi contro il terrorismo, abbiamo invitato la nostra comunità a denunciare chi avrebbe potuto essere un terrorista. Nella comunità islamica italiana c'è un pluralismo che ci ostiniamo a non voler vedere. Noi siamo italiani di fede islamica, vogliamo esserlo e per questo abbiamo fatto tanto, anche se ancora non abbastanza. Nelle moschee parliamo italiano, dato che la maggior parte di noi viene da Paesi non arabofoni e questa è la lingua che usiamo per comunicare tra di noi”.
Sulla spinosa questione delle mosche abusive, l'Imam tira dritto: “Nei fatti non ci sono, perché in Italia non c'è nessuna legge sugli spazi di culto della religione islamica, e proprio noi siamo i primi a chiedere una regolamentazione”.
Una sponda alla causa del dialogo arriva da Anna Segre, direttrice del giornale Ha Keillah, giornale del Gruppo di studio ebraico di Torino: “Siamo in Italia da secoli e siamo i primi a dover affrontare un'idea non condivisa di laicità, che colpisce alcune nostre tradizioni, come l'alimentazione. E' essenziale non raccontare quello che sta succedendo nel mondo come un conflitto tra religioni, che non esiste”.
Paolo Ribet, pastore della Chiesa Valdese di Torino, ha parlato della paura diffusa, “che nasce anche dal fatto che ci sono media e partiti che ci speculano sopra. Qualcuno deve farsi un'analisi di coscienza e usare il linguaggio in modo diverso”.
Per quanto riguarda l'Islam, “non ce n'è uno solo, esattamente come per noi protestanti”. Torna il tema di una legge sul tema della libertà religiosa: “Sono vent'anni che la chiediamo ed è scandaloso che ancora la politica non se ne sia occupata. Adesso le religioni si uniscano e dicano 'basta, è arrivato il momento che le istituzioni si occupino di un'intesa religiosa'”.
Finito l'incontro, l'appuntamento dato dagli organizzatori è a settembre, per continuare un ciclo di incontri e di incontro tra le religioni del mosaico torinese.