“Sculture da indossare” è il titolo della mostra che Palazzo Madama dedica allo scultore torinese Mario Giansone. Ma oltre a essere un semplice titolo, è anche un indicatore di rotta, perché le opere esposte sono delle vere e proprie sculture, più che semplici gioielli.
Sono “microsculture”, fuse in oro, ma la particolarità riguarda anche i contenitori in legno, soprattutto ebano, che li contengono. Anche quelli, infatti, sono delle vere opere d’arte. L’esposizione sarà visitabile dal 5 ottobre al 29 gennaio, presso la Sala Atelier, che oltre ai lavori di Giansone ne espone anche alcuni libri, che illustrano alcune sue teorie molto interessanti, come quella delle tangenti.
“Questa mostra – ha spiegato Maurizio Cibrario, presidente della Fondazione Torino Musei – ha delle motiviazioni di patria e di cuore. Giansone era un torinese, ha vissuto pienamente il ‘900, era un uomo eclettico, un esempio della scultura piemontese che tanto ha dato alla storia italiana”. “Una mostra di questo tipo – ha aggiunto Guido Curto, direttore di Palazzo Madama – è nelle nostre corde, perché abbiamo una delle collezioni di arti decorative più importanti del mondo”.
I due curatori, Marco Basso e Giuseppe Floridia, che è anche presidente dell’associazione Giansone, hanno svelato raccontato alcuni aneddoti sullo scultore, del quale quest’anno cade il ventennale dalla scomparsa (è avvenuta l’8 gennaio 1997). “C’è una scultura – ha raccontato Basso – che si intitola “La donna della domenica”, come il libro di Fruttero&Lucentini. L’opera è stata realizzata prima del romanzo, e la figlia di Fruttero ha confermato che i due si conoscevano. Anche nel film, poi, compaiono delle opere di Giansone”. Si può quindi ipotizzare che i due scrittori torinesi avessero tratto spunto dall’opera di Giansone per dare il titolo al celebre romanzo, anche se resta solo una affascinante ipotesi.
Floridia, poi, ha lanciato una proposta, creare a Torino un museo della scultura. “La città – ha spiegato – raccoglie ogni anno una marea di sculture ed è fra le più importanti d’Italia per la scultura. Il nostro Paese, poi, ha un’importanza riconosciuta in tutto il mondo per questa arte. Eppure ci sono tantissime opere di scultori che, una volta chiusi i piccoli musei creati dalle loro famiglie, finiscono nei magazzini”.
La mostra di Palazzo Madama sarà accompagnata, dal 13 ottobre al 20 gennaio, dalla riapertura al pubblico del laboratorio di Mario Giansone, nel cuore del quartiere di Borgo Rossini, in via Messina 38. “Sarà aperto ogni venerdì e sabato solo su prenotazione – ha precisato Stefania Capraro, che ha coordinato la mostra – ma nei giorni di Artissima resterà sempre aperto”. E in quel laboratorio Giansone ha lasciato moltissime altre opere, una preziosa testimonianza del suo lavoro.
A Torino, poi, c’è un altro luogo che ricorda lo scultore. In via Montebello 15, nell’edificio che oggi ospita i più importanti festival cinematografici torinesi, l’anno scorso è stata posta una targa per ricordare che in quel palazzo Mario Giansone abitò.