“L’estensione della cedolare secca anche agli affitti non residenziali sarebbe un deciso passo avanti nel contrasto alla desertificazione commerciale delle nostre città. Un intervento che chiediamo da anni e che sosteniamo con convinzione, perché lo riteniamo fondamentale per rilanciare il tessuto delle attività urbane, ridotto ai minimi termini da 10 anni di crisi”.
Così Confesercenti, in un a nota, commenta la richiesta avanzata al governo dalla maggioranza nella risoluzione alla nota d’aggiornamento del Def. “Nonostante la leggera ripresa dei consumi – continua l’associazione – il commercio continua ancora a soffrire gli effetti della recessione. Ad oggi ci sono oltre 650mila negozi sfitti a causa della chiusura dell’azienda che vi operava, quasi uno su quattro, ed in alcune periferie si sfiora il 40%, con conseguente aumento del degrado e peggioramento delle condizioni di vita degli abitanti".
"L’introduzione di canoni concordati e cedolare secca darebbe un impulso importantissimo alla ripresa del commercio e al processo di riqualificazione delle città, portando nell’arco di due anni – secondo le nostre stime – alla nascita di circa 190mila nuovi negozi e pubblici esercizi. Un modo intelligente per ridare ossigeno ad un settore ancora in sofferenza, per aiutare le zone urbane depauperate dalla crisi a tornare vivibili e anche per aumentare il gettito fiscale".
"L’apertura di nuove attività innescata dall’arrivo della cedolare, infatti, porterebbe nelle casse del Fisco circa 1,5 miliardi di euro in più, tra Irpef, Tari e Irap pagati dalle imprese”.













