Lasciate alle spalle le proteste di ottobre e, soprattutto, quelle di settembre, il mondo dell'università di prepara a nuove iniziative. Lo sapevano bene a Torino, soprattutto sponda Politecnico, dove l'attenzione ai malumori era sempre rimasta alta, e dove i rappresentanti delle varie categorie avevano cercato di mantenere vivo il filo della protesta iniziata con lo slittamento degli appelli d'esame.
Dopo settimane di organizzazione, proprio nell'ateneo torinese di corso Duca si è tenuta la prima assemblea nazionale del movimento Insieme per il riscatto dell'Università Pubblica, sigla che raduna studenti, professori, ricercatori e personale tecnico amministrativo nei poli universitari di tutta Italia, in protesta per il cattivo stato di salute del settore nel Belpaese. Presenti tutte le categorie protagoniste delle recenti agitazioni, oltre a delegazioni dalle università dal nord al sud.
Per le molte decine di persone che si sono ritrovate non ci sono state solo le solite rivendicazioni (aumento dei fondi per la ricerca, potenziamento degli organici, interventi salariati e contrasto al precariato), ma il tentativo di consolidare il fronte della protesta per dare vita a iniziative incisive sul territorio nazionale. E proprio riguardo a questo è arrivata la prima scadenza: il prossimo 24 novembre, una giornata di mobilitazione in tutta Italia, con il coinvolgimento dei sindacati e di tutti i soggetti in protesta, per bloccare le università con scioperi, assemblee e sospensione delle lezioni.
Sul fronte del consolidamento dei soggetti in protesta, quasi tutti d'accordo sulla necessità, da ora in poi, di andare compatti: “Dobbiamo procedere coordinati, in modo da cercare effetti incisivi”, dice Danilo Bazzanella, uno dei rappresentanti dei professori del Poli e dei più attivi nelle rivendicazioni fino a ora, come a dire che “se la Buona Scuola ha avuto conseguenze chiare in termini elettorali”, l'obbiettivo è quello di far capire il concetto alla politica nazionale, in modo da far sentire il peso specifico dei soggetti in protesta.