Un caloroso vociare abbraccia l’aria attorno al campo di corso Tazzoli, mentre tante gambette scorrazzano in lungo e in largo sul prato. Gli alunni del quinto anno della scuola elementare “Giovanni Vidari” sono alle prese con la loro lezione di hockey settimanale, guidati dall’istruttore Kevin Dominino. Tra un esercizio e l’altro capita che disciplina e compostezza vengano meno, per lasciare il posto all’esuberanza di chi sta imparando un nuovo sport e non riesce a contenere l’entusiasmo; ma il clima che si respira ha l’odore della gioia, così come è forte il dispiacere quando arriva il momento di ritirare le mazze e tornare alla base.
Si tratta del progetto Hockey Free della società Rassemblement Torino Hockey Club, sostenuto da Iren, che ha voluto far partire dalla "Vidari" un’iniziativa di avviamento alla pratica dell’hockey su prato con lezioni completamente gratuite. Questo per venire incontro a tutti quei bambini residenti nel territorio di Mirafiori Nord che vivono in contesti sociali particolarmente difficili, e che diversamente non avrebbero modo di praticare alcuno sport. Il progetto, di cui è responsabile Gian Piero Mazzarella, prevede, al mattino, la didattica dell’hockey su prato in orario scolastico, mentre, al pomeriggio, un vero e proprio allenamento con la squadra under 14 del Rassemblement per chi desideri perfezionarsi in vista di un eventuale inserimento nel team. Inoltre, è previsto il tesseramento gratuito nella società per il primo anno di iscrizione.
La scuola, che dal prossimo anno farà ufficialmente parte dell’Istituto comprensivo “Franca Mazzarello” in unione con la “Amedeo Modigliani”, è il principale punto di riferimento per una cittadinanza di quartiere multiculturale. Pochissimi i bambini italiani in classe: la maggior parte ha origini albanesi, algerine, egiziani, rumene, marocchine. E per quanto gli occhi dell’infanzia abbiano il dono di non vedere le differenze nel colore della pelle, talvolta i conflitti interni si manifestano, come conseguenza di un accumulo di tensioni familiari controproducente per la crescita individuale lo sviluppo delle relazioni tra compagni.
Proprio per questo lo sport di squadra sta contribuendo a consolidare il senso di appartenenza a una piccola e giovane comunità: solo collaborando e aiutandosi a vicenda, nel pieno rispetto di ognuno, si può arrivare a segnare quella rete e riscattarsi del tutto da qualsiasi problematica sociale. “L’hockey permette ai ragazzi di incanalare meglio delle energie spesso represse”, spiega la dirigente scolastica Silvia Solia. “Qui sul campo trovano finalmente il modo per sfogare le loro frustrazioni, e i risultati, di rimando, si vedono anche in aula. Così come sono entusiasti di imparare a giocare, allo stesso modo si stanno abituando a un maggior rispetto delle regole interagendo con educazione tra di loro e con gli insegnanti”.
Il luccichio che si coglie nel loro sguardo e il sorriso pieno e sincero di chi ha raggiunto l’apice del divertimento, di certo rappresentano la prova lampante del successo. Siamo solo alla terza lezione, ma i risultati stanno già premiando l’impegno di bambini che, giunti sul campo, in fretta e furia indossano l’abbigliamento sportivo e corrono a prendere la propria mazza, senza perdere minuti preziosi. Un’ora di gioco e libertà che vale quanto una vita intera.