Inclusione e tecnologia sono le due parole chiave del World Usability Day, la giornata mondiale dell'Usabilità, la conferenza sulla ricerca e lo sviluppo giunta alla dodicesima edizione, che quest'anno mette al centro l'accessibilità.
Temi importanti, che per la quarta volta di fila approdano a Torino, sponda Università degli studi, per una giornata di attività al Campus Einaudi, dove, nella mattinata, sono stati presentati gli eventi e il profilo formativo e sociale dell'iniziativa. A presentarla Sergio Scamuzzi, che ha parlato dell'impegno sulla domanda sociale a cui cerca di rispondere la giornata, rilevando come “l'università si sia impegnata molto su questo fronte nella didattica e nella ricerca, per sottolineare gli usi sociali dell'accessibilità”.
Sul lato istituzionale sono intervenute Monica Cerutti e Federica Patti, rispettivamente assessora regionale alle Pari opportunità e assessora comunale all'Istruzione. La prima ha parlato dei tentativi per “poter includere le persone e far si che anche le differenze rientrino in questo quadro. L'utilizzo positivo delle nuove tecnologie è un grande tema: queste possono dare una mano anche sul fronte delle pari opportunità, soprattutto in campi dove la presenza delle donne è ancora marginale, e su quello delle migrazioni in termine di inclusione”.
“La scuola pubblica deve accogliere tutti – ha detto Patti – e garantire pari opportunità e uguaglianza. La tecnologia rischia di essere inserita in modo disinvolto nella formazione, dando per scontato che per essere innovatici basti parlare di didattica generale”, mentre, continua l'assessora, la questione è più complessa. “Ci sono molte realtà migratorie di seconda generazione che sono difficili da includere, e questo è un compito della scuola”, che può servirsi anche dell'innovazione per riuscirci.
A margine della presentazione è intervenuta anche la Polizia Postale, parlando di un livello di attenzione innalzato: “La rete non dimentica, quindi serve consapevolezza, perché certi fenomeni non creano inclusione, o esclusione”, che in certi casi può avere esiti drammatici: “basti pensare al caso di Tiziana Cantone”.