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Eventi | 30 marzo 2018, 18:17

La personale di Daniele D'Antonio alla Galleria del Museo d'Arte Urbana

La personale di Daniele D'Antonio alla Galleria del Museo d'Arte Urbana

Questa mostra rappresenta una nuova e stimolante tappa del percorso artistico di Daniele D'Antonio.

Personalità eclettica ed innovativa, dopo trascorsi professionali diversi, l'artista è laureato in geologia, elemento non trascurabile per meglio comprendere caratteristiche e motivazioni del progetto esposto, in una nuova versione, presso la Galleria del Museo d'Arte Urbana, D'Antonio, da alcuni anni, con coerenza ed impegno militanti, affianca la sua sperimentazione, ad un rinnovato impegno di divulgazione dell'arte al di fuori dei suoi confini classici e da quelli di un sistema pateticamente autoreferenziale. Come provato dalla geniale invenzione della "Cabina dell'Arte Diffusa", punto telefonico dismesso nella torinese Piazza Peyron, trasformato in luogo di aggregazione e di confronto autentici, e dalla sceneggiatura del lungometraggio "Agata pensaci tu", diretto da Luigi Mezzacappa, irriverente ma realistica satira sui miti e sui riti del mondo dell'arte e di quanto attorno ad esso ruota.

Il medium privilegiato da D'Antonio è quello della fotografia digitale, strumento che in realtà non presenta caratteristiche strutturalmente dissimili da quella analogica, semmai una duttilità nel plasmare e modificare immagini, che lo rende un utile surrogato del tradizionale mezzo pittorico. Nel caso suo le immagini ottenute riescono ad affrontare temi di geopolitica, società e cultura estremamente complessi, senza appiattirsi sul reale, ma donandogli nuovo incanto e suggestione, coinvolgendo lo spettatore in maniera completa, sensoriale e mentale. 

Daniele D'Antonio adopera la fotografia digitale non in un 'ottica di appiattimento sul reale ma per stabilire un rapporto empatico con l’esterno, in una dimensione dominata dalla volontà di narrare, di evidenziare l’aspetto simbolico di quanto è al tempo stesso dentro e fuori di noi, privilegiando una poetica del frammento come elemento atto a gettar luce sulla complessità del reale.

La produzione di D'Antonio, negli ultimi anni, è stata caratterizzata dalla proposta di cicli progettuali collegati dalla coerenza concettuale ma diversi quanto a resa iconografica, periodicamente aggiornati.

Come gli "Still life", dove i soggetti rappresentati sono alimenti della tradizione mediterranea, assemblati fino all'allestimento di scenografie allegoriche, in cui l'oggetto ironicamente si riferisce a qualche tema centrale della società in cui viviamo, e di cui D'Antonio è un disincantato ma non scoraggiato spettatore, o la serie, di grande forza ed impatto visivo, esposta in un'altra recente personale al MAU insieme a Caterina Bilabini, dove l'artista, grazie alla tecnologia, corona l'aspirazione di molti amanti dell'arte, quella di entrare all'interno dello spazio della tela, per giocare un ruolo da attivi protagonisti.

Questa esposta al MAU rappresenta, anche con il tramite di cartografie originali della Regione Piemonte, lo slittamento dei conflitti verso il massimo livello di astrazione e non coinvolgimento fisico ed emotivo dei belligeranti, così distanti dalla fisicità dei combattenti antichi, quello rappresentato dall'impiego di droni semi invisibili e comandati a distanza, mandati a colpire una Torino improvvisamente indicata come luogo nemico.

c.s.

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