La fiducia non abbandona le imprese del Piemonte nemmeno al giro di boa del 2018. Le ultime rilevazioni di Confindustria Piemonte, insieme a Unioncamere, Intesa Sanpaolo e UniCredit confermano che sul territorio regionale tutti i parametri sono in miglioramento, anche in aree come Cuneo e Canavese che negli ultimi tempi avevano mostrato meno brillantezza. Bene il manifatturiero, così come i servizi, a conferma di un’omogeneità che non è solo geografica, ma pure settoriale.
Uno degli aspetti più positivi senza dubbio riguarda le attese sul fronte occupazionale: l’indicatore migliora in misura sensibile, posizionandosi oltre l’11% su livelli raramente raggiunti in passato. Il ricorso alla CIG si attesta al di sotto del 10%, come non accadeva dal 2007. Si consolidano le previsioni su produzione e ordini; tiene l’export; stabile su livelli elevati il tasso di utilizzo degli impianti; stabili anche redditività e tempi di pagamento. Prosegue la buona dinamica della spesa per investimento. Certo rimane ampia la “forbice” tra piccole e medie imprese e tra chi fa export e chi no (non due parametri che si sono affermati progressivamente anche negli anni della crisi).
Le indicazioni più favorevoli provengono dai comparti metalmeccanico (soprattutto meccatronica e prodotti in metallo) e delle industrie manifatturiere varie (come la gioielleria, ma non solo). Segnali positivi arrivano anche da gomma-plastica e chimica. E le stesse tendenze confortanti arrivano anche dal mondo dei servizi.
Ma non sono positive solo le attese: lo sono anche i conti a consuntivo, visto che al termine del 2017 un’impresa su due ha aumentato il fatturato, mentre il 68% ha chiuso il bilancio in utile. E un terzo delle aziende ha aumentato gli investimenti rispetto all’esercizio precedente; stabile o in lieve calo l’indebitamento.
«La rilevazione di marzo prolunga la fase espansiva avviata nei mesi scorsi - commenta Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte - Confortano i buoni segnali sul versante dell’occupazione, coerente peraltro con tassi di utilizzo degli impianti così elevati e con investimenti in accelerazione da alcuni trimestri; è positivo anche il venir meno delle dicotomie territoriali che a dicembre avevano destato qualche preoccupazione. Anche a livello settoriale e di tipologie d’azienda, la ripresa sembra aver allargato le sue basi, coinvolgendo segmenti che a dicembre avevano espresso valutazioni più incerte. Significativo il tenore ottimistico delle aspettative delle imprese presenti soltanto sul mercato domestico, di buon auspicio per una ripresa della domanda interna grazie anche alla accelerazione degli investimenti”.
Numeri positivi che però non devono aprire a ottimismo eccessivo: “In questo quadro senza dubbio positivo - prosegue Ravanelli - occorre tuttavia richiamare qualche nota di cautela. Non possiamo dare per scontato che nei prossimi mesi siano garantite le condizioni eccezionalmente favorevoli che ci hanno permesso di uscire dalla crisi: una ripresa, comunque, molto meno brillante rispetto alla maggior parte dei paesi europei, ed esposta a maggiori rischi. Le misure protezionistiche potrebbero esacerbare i rapporti commerciali con gli Stati Uniti e danneggiare la nostra industria, fortemente esportatrice e con una bilancia commerciale tradizionalmente in attivo".
"Sul piano nazionale, come imprenditori non possiamo non essere preoccupati della evoluzione della nostra situazione politica. Il Governo uscente aveva avviato alcune misure di sicuro impatto per le nostre imprese: penso soprattutto al piano Industria 4.0 del Ministro Calenda, che ha dato e darà un impulso importante agli investimenti e alla digitalizzazione delle nostre imprese. Sarebbe molto negativo se non diventasse una componente strutturale della molto embrionale e incerta politica industriale italiana".