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Economia e lavoro | 16 aprile 2018, 18:12

Dalla Terra allo Spazio e ritorno: ecco le ricerche che poi ci ritroviamo in casa

Dalla ginnastica con gli elastici all'elettrostimolazione dei muscoli, passando per i segreti dell'agricoltura. E' lunga la storia della ricerca applicata per l'aerospazio, ma senza l'intervento degli ingegneri

Dalla Terra allo Spazio e ritorno: ecco le ricerche che poi ci ritroviamo in casa

Chi l'ha detto che la ricerca accademica per l'aerospazio è soltanto una cosa da ingegneri? All'Università di Torino (e non solo) sono convinti del contrario. E proprio in queste ore hanno organizzato un incontro per far incontrare i propri ricercatori, con il loro bagaglio di conoscenze e innovazione e le aziende attive nel settore.

Perché a ben guardare, non sono poche le occasioni in cui la ricerca "non ingegneristica" è volata nello Spazio. Ma ancora più sorprendenti possono essere le situazioni in cui i suoi frutti sono tornati sulla Terra, andando a interessare non soltanto gli addetti ai lavori, ma anche le persone comuni, nella vita di tutti i giorni.

Ne sa qualcosa chi fa ricerca, per esempio, nel mondo della fisica e dello studio del sistema neuromuscolare. Come Alberto Rainoldi, tra gli esperti che ha preso la parola nel confronto con le aziende dell'aerospazio. "In assenza di gravità, come accade appunto nello Spazio e nella Stazione orbitante, i muscoli non lavorano e al ritorno le difficoltà non sono poche. Tanto che gli astronauti, in molti casi, vengono presi, sollevati da terra e accompagnati dopo l'atterraggio". Ecco perché la ricerca accademica, già in passato, ha operato in questa direzione. "Basti pensare alla ginnastica con gli elastici, ormai molto diffusa, ma nata per gli astronauti in orbita. Oppure gli elettrostimolatori, usati ormai comunemente per la fisioterapia, ma studiati proprio per aiutare le persone di ritorno dalle missioni".
Ma anche i lavori all'esterno della stazione orbitante sono complicati, dal punto di vista muscolare. E dunque stimolo per ulteriore ricerca. Ecco perché uno degli orientamenti è stato quello finalizzato a creare una sorta di strumento che potesse fungere da "servosterzo", per  amplificare e facilitare i movimenti dell'astronauta. Così come nel caso di un guanto che si muovesse su indicazioni  neuromuscolari. "Ma sulla Terra, una tecnologia di questo genere, può essere molto utile per chi ha difficoltà di movimento, per esempio chi ha difficoltà a muovere muscoli o stringere oggetti a causa della sindrome del tunnel carpale".

Silvana Nicola, invece, appartiene al dipartimento di Scienze Agrarie, forestali e alimentari. E ammette che il passo dalla terra al cielo non è così immediato. "Eppure l'uomo è sempre ciò che mangia. E gli studi per portare i cibi nello Spazio sono nati già parecchi anni fa. Oggi la parte teorica sul metabolismo delle piante è molto attuale, per le missioni in orbita, così come la possibilità di fornire alimenti non del tutto liofilizzati agli astronauti. Tutti studi che trovano incroci con tecnologie di agricoltura moderna e che finiscono per influenzare anche la nostra, di alimentazione".

Massimiliano Sciullo

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