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Economia e lavoro | 25 luglio 2018, 10:21

La Tari come zavorra per le imprese del commercio: ecco i rifiuti che fanno male

La denuncia arriva da Ascom Torino e provincia: penalizzati rispetto alla media italiana alberghi, ristoranti, bar, negozi di alimentari, pescherie, fruttivendoli e ambulanti. Coppa: "Serve una revisione dell'intero sistema: i carico fiscale sulle aziende è eccessivo"

La Tari come zavorra per le imprese del commercio: ecco i rifiuti che fanno male

I rifiuti che fanno bene? Solo quelli dei genitori. Tutti gli altri - garantisce Ascom Torino - diventano una zavorra, soprattutto per le imprese che devono pagare la famigerata Tassa sui rifiuti.
Una "Tari" - questo ormai l'acronimo entrato nel linguaggio comune - che secondo l'associazione di categoria diventa un peso insostenibile e spesso inguistificato.

Per sostenere questa tesi, Ascom chiama a testimoniare i dati riferiti al 2016 e raccolti dal portale Confcommercio dove si conferma la continua crescita della tassa pagata da cittadini e imprese, nonostante una tendenziale riduzione della produzione dei rifiuti e significavi divari di costo per le medesime categorie economiche tra diversi capoluoghi.

In particolare, scorrendo le cifre viene messo in evidenza come le categorie più pesantemente penalizzate siano quelle degli alberghi (6,13 euro al metro quadro per Torino a fronte di una media nazionale di 4,73 €/ m²), dei ristoranti (20,19 €/ m² per Torino a fronte di una media nazionale di 13,72 €/ m²), dei bar (14,59 €/ m² per Torino a fronte di una media nazionale di 10,68 €/ m²), dei dettaglianti alimentari (10,12 €/ m² per Torino a fronte di una media nazionale di 6,93 €/ m²) dei settori ortofrutta, pescheria, piante e fiori (24,55 €/ m² per Torino a fronte di una media nazionale di 15,05 €/ m²), dell’ ambulantato non alimentare (9,22 €/ m² per Torino a fronte di una media nazionale di 6,15 €/ m²).

Il 62% dei Comuni capoluogo di provincia registra una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni (Fonte: www.opencivitas.it, sito promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle varie amministrazioni locali) e anche il nostro territorio conferma il trend, con una spesa superiore del 43,4% a fronte tuttavia di un livello dei servizi fra i più bassi della nostra regione (livello 5 su una scala da 0 a 10).

"Dai dati emersi - si legge in una nota diffusa da Ascom Confcommercio di Torino - risulta evidente come sia urgente una profonda revisione dell’intero sistema capace di superare definitivamente la logica dei coefficienti presuntivi di produzione con un sistema che rispetti il principio europeo “chi inquina paga”, che tenga conto di specifiche esenzioni/agevolazioni per le attività stagionali e per le aree scoperte operative e che venga confermato il principio secondo il quale il tributo non è dovuto, né in parte fissa né in parte variabile, per i rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato a recupero".

"Sarà fondamentale, inoltre - proseguono i commercianti - introdurre misure che leghino in maniera sempre più vincolante la determinazione dei costi del servizio a parametri di efficienza ed a misure volte a garantire un’equa e oggettiva ripartizione tra la componente domestica e non domestica e tra parte fissa e variabile".

E su questa linea si conferma anche la presidente di Ascom Torino e provincia, Maria Luisa Coppa, che è anche vicepresidente di Confcommercio: “Ancora una volta questi dati confermano l’eccessivo carico fiscale che grava sulle imprese del nostro territorio e rendono attuali le nostre richieste a livello nazionale sull’introduzione di una sorta di "local tax” che includa tutti gli attuali tributi locali e che sia totalmente deducibile". "Chiediamo inoltre alle amministrazioni locali di rivedere urgentemente l’attuale sistema tariffario che rischia di rappresentare un ulteriore freno alla tenuta e allo sviluppo economico delle nostre imprese”.

Massimiliano Sciullo

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