L'ultima uscita pubblica di Sergio Marchionne risale al 26 giugno 2018, quando a Roma partecipò alla cerimonia di consegna di una Jeep Wrangler al Comando generale dell'Arma dei Carabinieri.
In quell'occasione, il manager sessantaseienne volle tenere un breve discorso e, concludendolo, aggiunse un'ultima riflessione circa il motivo per cui fosse per lui così importante essere presente quel giorno a Roma. "È un motivo personale – aveva detto l'ad – mio padre era un maresciallo dei carabinieri. Sono cresciuto con l'uniforme a bande rosse, nell'Arma ritrovo sempre gli stessi valori che sono stati alla base della mia educazione: la serietà, l'onestà, il senso del dovere, la disciplina, lo spirito di servizio. Per tutti questi motivi è un grande onere e privilegio per me poter consegnare oggi a nome di tutta Fca le chiavi di questa Jeep Wrangler al comandante".
Da quell'ultima uscita è passato poco più di un mese, e qualche giorno fa il mondo ha dato l'addio a Sergio Marchionne, da qualche settimana ricoverato in una clinica di Zurigo. Dal giorno della sua morte sono stati molti gli omaggi resi al manager, in Italia e non, da giornalisti e politici, ambasciatori ed economisti, sportivi e attori.
Chiamato da Umberto Agnelli per salvare la Fiat nel 2004, l'imprenditore abruzzese non solo ce l'ha fatta, ma ha anche alzato la posta in gioco, dando il via nel 2014 alla mega alleanza tra il marchio torinese e la Chrysler, creando di fatto la FCA (Fiat Chrysler Automobiles), un gruppo globale con stabilimenti disseminati tra Europa e America. In pochi allora credevano che fosse possibile rilanciare la Fiat e, invece, Marchionne l'ha fatto, lavorando con costanza e dedizione fino a che gli è stato possibile, senza perdersi d'animo e non smettendo mai di pensare ai progetti futuri dell'azienda. Uomo capace di dividere, di attuare scelte e piani impopolari, di entrare in rotta di collisione con la FIOM ed altre aree sindacali, l'ad ha vissuto gli ultimi anni della sua vita tra Detroit e Torino, avanzando nella sua rivoluzione fino a riuscire a far quotare in borsa lo storico marchio Ferrari.
A Maranello Marchionne arrivò nel 2014 e vi sarebbe dovuto rimanere fino al 2021 (due anni dopo ancora l'addio a FCA, previsto per il 2019). Il 2014 è l'anno della Mercedes e dei motori turbo-ibridi, ma Marchionne dà il via ad un considerevole programma di investimenti e alla riorganizzazione interna all'azienda, che la porta, dal 2017, a raggiungere le prestazioni necessarie per competere per il titolo mondiale.
Torino, sua città d'adozione, ha voluto in questi giorni rendere omaggio allo “straniero” venuto per risollevare le sorti della Fiat. Ieri sono state alzate a mezz'asta le bandiere delle sedi FIAT di Mirafiori e Grugliasco, con gli impianti fermi per 45 minuti (15 per ogni turno di lavoro). Ma il vero omaggio arriverà a settembre, quando Torino e Detroit ricorderanno insieme l'ad che seppe rilanciare uno dei marchi torinesi più noti nel mondo.