Volti sorridenti, già qualche accenno di abbronzatura, ma le espressioni sono tirate e l'umore (almeno quello percepito) è tutt'altro che buono. "Il Piemonte che produce", formula utile a riassumere tutte le varie sigle e realtà datoriali della nostra regione, ha scelto l'ultimo lunedì di luglio per tracciare il confine oltre il quale non si può andare, parlando di Torino-Lione. O meglio, dal quale non si può tornare indietro, come invece sembra trasparire almeno dalla componente a Cinque Stelle del governo.
Nelle stanze dell'Unione Industriale ci sono imprenditori, ma anche costruttori e ancora i rappresentanti di altre realtà. Con loro anche politici da sempre pro TAV, sia di centrosinistra che di centrodestra. Solo posti in piedi, si sarebbe detto una volta. Perché la partecipazione è davvero massima. Tanto che a un certo punto scompare un separé, i metri quadri della sala prescelta subito raddoppiano e la gente si sposta in avanti portando con sé la propria sedia.
"Immaginiamo cosa sarebbe oggi il nostro Paese se non avessero costruito le autostrade nel secolo scorso - sottolinea Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte - e abbiamo uno scenario di cosa sarebbe il futuro senza TAV". E gli appunti che muove a chi vuole fermare l'opera sono almeno quattro: "Non si ferma un'opera internazionale con dichiarazioni sui social, sarà Toninelli a rispondere via social ai danni erariali per la perdita dei fondi comunitari?". E ancora: "Bloccare la Torino Lione vuol dire rendere inutili tutti i 3000 chilometri di corridoio Mediterraneo. Oltre a condannare alla gomma il Piemonte, con 44 milioni di tonnellate che transitano ai valichi con la Francia. E inoltre vorrebbe dire tenersi una linea di oltre 150 anni fa".
"È in gioco il futuro dei nostri figli - aggiunge Dario Gallina, presidente degli industriali torinesi - e di chi cerca un lavoro o chi teme di perderlo. Solo il declino può attendere un territorio senza infrastrutture". "Bisogna superare il nostro fair play e far sentire la nostra voce perché chi deve decidere lo faccia con responsabilità e guardando nel medio e lungo periodo. Altrimenti si mette in discussione il futuro del nostro Paese".
"Questo governo continua a sfasciare opere, condivise e già avviate - attacca Chiara Borio, vice presidente di Ance Piemonte -. E si parla tanto di Dignità, ma qui la dignità la si sta distruggendo con politiche anti economiche. È una follia che un sindaco si presenti a Roma con un fascicolo anti Tav, è paradossale. Non possiamo permetterci che un populismo estremo vada a minare lo sviluppo del Paese nel suo insieme".
E stessa linea per le parole di Antonio Mattio, presidente degli edili torinesi. "Ci inventiamo tanti decreti legge per creare lavoro e poi ci troviamo in questa situazione. Girano cifre su costi e penali di miliardi di euro, senza considerare i costi indiretti: andiamo in acque inesplorate col rischio di non ricevere altri fondi per infrastrutture per almeno 5 anni. Oltre a inimicarci una buona fetta di Europa in un momento in cui proprio non ne abbiamo bisogno. Non credo che i contribuenti siano così d'accordo".
Per la Regione parla l'assessore Francesco Balocco: "In gioco c'è l'orgoglio di un'intera regione, che rischia l'isolamento".
Un pensiero che ricalca quello del governatore Sergio Chiamparino: "Se malauguratamente il Governo dovesse davvero decidere di bloccare un’opera che si sta già realizzando nella parte internazionale, è evidente che bisognerà trovare uno strumento - e il referendum consultivo potrebbe essere quello adatto - per far sentire l’opinione di tutti i cittadini e far capire che il TAV non interessa solo il mondo dell’economia, ma la nostra comunità nella sua interezza".
"Dire no al tunnel di base equivale a costruire un muro fra Italia e Francia, chiudendo sostanzialmente la via alpina che da oltre 2mila anni è un naturale passaggio per persone e merci".
Per la politica prende la parola anche la parlamentare piemontese Claudia Porchietto: "Siamo qui a precisare cose che non andrebbero nemmeno precisare. Le riflessioni di Toninelli sembravano inizialmente solo frutto di mancata conoscenza dello stato delle cose, ma qui si tratta di colpa grave. Anche perché ora si parla, sempre sui social, di infiltrazioni mafiose e costi che lievitano. Ne va di mezzo la reputazione di un intero territorio".
"Più che a un referendum - attacca - io propongo un a class action, perché i piemontesi dovranno chiedere i danni al ministro Toninelli, se non si farà la Tav. Un dossier fatto da persone che sono No Tav non ha peso rispetto a ben sette studi che hanno già fatto in passato importanti professionisti internazionali".
E quella di Marzia Casolati, parlamentare di Lega Nord che è stata eletta proprio in Valsusa, è una voce davvero particolare. Sia per l'espressione territoriale, sia per l'alleanza attualmente alla guida del Paese. "Siamo in una fase di interlocuzione politica e ho scelto il basso profilo anche se tutti sanno come la penso. La Tav si deve fare perché utile al territorio e ai cittadini. Siamo tutti curiosi di vedere il dossier Toninelli e vedere eventuali incongruenze. Ma tutto questo va lasciato alla politica".
"Il Partito Democratico è a favore senza se e senza ma - afferma Davide Gariglio - e pur non essendoci dogmi sulla realizzazione finale, non si può tornare indietro. E anche Terzo Valico e l'Asti Cuneo sembrano in discussione: è tutto il sistema delle grandi opere che è messo sotto scacco. Chiederemo conto a Toninelli di tutto questo, così come del fatto di aver ricevuto e ascoltato molte persone, ma non il commissario governativo competente (Paolo Foietta, ndr). Questo è senso dello Stato".
Letteralmente infervorato Osvaldo Napoli, Forza Italia: "Il tema è puramente politico: se la Lega ci segue, la Tav si fa. Altrimenti parliamo del sesso degli angeli. Ma non avete letto il programma elettorale dei Cinque Stelle? C'era già tutto. Bisognava chiederne conto per tempo, invece chi si è speso negli anni passati hanno preso ceffoni in faccia senza che nessuno dicesse una parola".
E Daniela Ruffino, sempre di Forza Italia: "La maggioranza dei piemontesi, e, sono convinta, degli italiani, è a favore della TAV come di qualsiasi infrastruttura sia utile alla modernizzazione dell'Italia. Ma non basta essere favorevoli, bisogna agire con atti concreti per invertire il mainstream secondo cui il Piemonte non vuole la TAV". "La TAV non è un'opera del secolo scorso, questo lo pensa il comico Beppe Grillo lui, sì, uomo vecchio di alcuni secoli visto che vorrebbe far viaggiare le merci a schiena di mulo. I Sì-Tav sono la stragrande maggioranza in Piemonte, devono soltanto uscire dal silenzio".