No, non è stata la rivoluzione sperata. Con i giovani o con qualche vecchietto, con il 4-3-3, 4-4-2 o 4-2-4, l’Italia non ha ingranato ancora. Anche se, a sprazzi, nei primi due match della Nations League si è vista una buona Nazionale, con cuore, umiltà e passione. Ma è servito a ben poco, quando a mancare è la tecnica, fondamentale nel gioco del calcio. C’è qualche attenuante, data dai tanti nuovi convocati, dai diversi schieramenti che Mancini ha provato, dagli automatismi che inevitabilmente vengono meno in una Nazionale che non si conosce.
Non è tutto da buttare, come sottolineato dal tecnico della Nazionale in mix zone. I match contro Polonia e Portogallo hanno mostrato sì un’Italia tecnicamente di livello molto basso, ma anche che c’è una spina dorsale che può portare avanti un buon progetto. Partiamo da Gigio Donnarumma, che si è messo alle spalle le critiche dell’anno scorso e si è preso i galloni da titolare, con la piena fiducia di Mancini. Il pacchetto di difensori centrali, inoltre, è veramente molto buono: oltre a Chiellini e Bonucci, delle garanzie da questo punto di vista, ci sono anche Caldara e Romagnoli, giovani in rampa di lancio che vogliono dimostrare di poter essere il futuro nel loro club (Milan) ma anche per la Nazionale Italiana. Il centrocampo è, forse, il reparto in cui manca qualcosa: Gagliardini, Pellegrini e persino Bonaventura hanno dato poco e niente, l’unico a salvarsi minimamente è stato Jorginho, ma anche il playmaker del Chelsea ha sbagliato tanto in fase di impostazione, causando tra le altre cose il gol del momentaneo vantaggio polacco a Bologna. In attacco le speranze migliori: Chiesa e Bernardeschi sono stati i migliori con la Polonia, salvo poi – solo l’ala della Fiorentina, vista l’assenza dello juventino – eclissarsi contro il Portogallo; Belotti e Balotelli sono sembrati fuori forma, poco nel vivo, mentre Simone Zaza ha dato l’impressione di poterci essere. Insomma, qualcosa c’è, ma bisogna coltivarlo.
Se è vero che la Nations League è una competizione che rappresenta una serie di amichevoli “ufficializzate”, bisogna anche considerare il suo particolare format. Perché nel gruppo di tre squadre, una è destinata alla retrocessione nella parte più bassa del tabellone, vale a dire nel gruppo 2. E ne va sia della reputazione dell’Italia, che andrebbe a giocare con squadre con un blasone nettamente diverso, ma soprattutto del ranking. La Nazionale azzurra è già 21° e le qualificazioni, qualora non si riprendesse a scalare la classifica, diventeranno anno dopo anno sempre più difficili. Ci saranno sempre più compagini come la Spagna nei gruppi di qualificazione e potrebbe essere molto complicato riuscire ciò che, fino a qualche mese fa, sembrava clamorosamente scontato: la qualificazione alle manifestazioni internazionali. Una fase di rodaggio, pertanto, che si spera finisca presto. Anche perché i tifosi italiani non sono assolutamente abituati a questo tipo di calvario, che sembra non avere proprio fine.