Si sono ritrovati nel luogo naturale, da cui questa vicenda ha avuto origine, dopo tanti incontri (finora senza esito) sia a Roma, negli uffici del Ministero guidato da Luigi Di Maio che all'assessorato regionale al Lavoro, in via Magenta, a Torino.
Sindacalisti e parlamentari, ma anche rappresentanti delle istituzioni sono intervenuti a Volpiano, davanti ai cancelli della Comital, per riportare ancora una volta i riflettori su una vicenda che ormai definire kafkiana è riduttivo. "Un problema complicato - ha sintetizzato Federico Bellono, segretario provinciale di Fiom Cgil - gestita a livello politico in modo quantomeno approssimativo. Vorremmo evitare che una questione così spiacevole per i lavoratori finisca in una discussione sull'interpretazione di una legge o di un decreto. Non sono un parlamentare o un avvocato, né un ministro della Repubblica: spetta a loro dirci come stanno davvero le cose. Non può essere solo un problema di costi o di timori di cause da altri creditori".
"Non è che ognuno la può raccontare come vuole, servono certezze. Col decreto Genova è stata reintrodotta la cassa per cessata attività, con tanto di riunione al ministero dei sindacati nazionali Fim Fiom e Uil. Si è detto che era implicito che erano comprese anche le aziende in procedura concorsuale. Poi, nei giorni successivi, la circolare interpretativa fa esplicito riferimento a questo tipo di aziende, quindi anche Lamalù e Comital".
Il problema? "E' che la politica non ha considerato che le leggi modificate dalla Fornero nel 2012 esentavano le aziende in procedura concorsuale dal dover pagare i costi derivanti dall'utilizzo della cassa integrazione: il contributo per la cassa e il tfr maturato duranta la cassa. Una cifra di circa 600mila euro che adesso dovrebbe essere sostenuta dalla curatela, con tutti i timori del caso".
"Non c'è tempo per girarci intorno: o si interpreta il decreto, o se ne fa un altro", conclude Bellono.
Sul tavolo, dopo oltre 4 mesi dal fallimento dell'azienda e della sua "gemella" Lamalù dichiarati dal tribunale di Ivrea, ci sono le vite di circa 130 lavoratori che da quel giorno non percepiscono lo stipendio, ma che al tempo stesso risultano ancora dipendenti e dunque non hanno accesso a nessuna forma di ammortizzatore sociale. Il 28 settembre sono iniziate le procedure di licenziamento, che potrebbero aprire in 75 giorni all'accesso alla Naspi, ma di certo la disoccupazione non può essere una prospettiva confortante per persone che hanno famiglia, figli e un futuro davanti con parecchie incognite.
Davanti ai cancelli c'erano parlamentari, consiglieri regionali e amministratori del territorio, a partire dal sindaco di Volpiano, Emanuele De Zuanne. Erano presenti in particolare i parlamentari Jessica Costanzo del Movimento 5 Stelle, Claudia Porchietto di Forza Italia e Anna Rossomando del Pd nonché vice presidente della Camera, oltre a Gianna Pentenero, assessore al Lavoro della Regione Piemonte e la consigliera regionale Francesca Frediani. Nelle prossime ore tutti i rappresentanti istituzionali presenti interverranno sul governo, e sul ministro Di Maio in particolare, per rendere effettivamente accessibile la cassa integrazione anche alle aziende che, come Comital e Lamalù, si trovano in procedura concorsuale.
"Stamattina - aggiunge Julia Vermena, responsabile di Comital e Lamalu per la Fiom - abbiamo spiegato non solo gli aspetti tecnici di questa vicenda inverosimile, dove viene annunciata dal governo una cassa che poi non si dimostra effettivamente praticabile, con lavoratori senza nessuna copertura né contributiva né retributiva dal giugno scorso, ma anche l'urgenza di trovare una soluzione entro i prossimi giorni. Stiamo anche aspettando la conferma di un'eventuale convocazione a Roma per martedì prossimo".