Nel pomeriggio la maggioranza del Consiglio Comunale voterà la mozione per far chiedere al Governo, dalla Sindaca Chiara Appendino e dalla Giunta, di fermare qualunque operazione indirizzata all’avanzamento dell’opera finché non sia terminata l’analisi costi/benefici e di rivalutare un’operazione alternativa con il riutilizzo della linea esistente tra Torino e Modane.
Il Consiglio della Camera di commercio di Torino, che rappresenta tutto il mondo produttivo ed economico del territorio, si è riunito questa mattina e si è espresso all’unanimità contro questa mozione.
“Come già detto da anni, e come ribadito neanche un mese fa alla “Conferenza regionale sul sistema delle infrastrutture piemontesi”, stiamo parlando di un’opera già iniziata, per la quale sono stati fatti molti accordi ed analisi internazionali sulle valutazioni socio-economiche, tutte positive, della nuova ferrovia. - commenta Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino – Pensare ancora di riutilizzare la vecchia linea dell’800 che sale ad oltre 1.350 metri, per portare tonnellate di merci e treni ad alta velocità con ecosostenibilità, sicurezza ed efficienza economica vuol dire pensare in modo insostenibile e molto miope, mettendo a rischio il lavoro quotidiano di ogni impresa del nostro territorio, nuocendo fortemente a tutta la popolazione e ai nostri figli, privandoli di importanti leve competitive, oltre che dello scambio di persone, idee, lavoro e merci".
"La Camera di commercio di Torino si schiera contro la mozione che verrà portata al Consiglio Comunale. Questo governo della Città - dopo aver tolto la visibilità che l’ospitalità di tre G7 avrebbero potuto darci, dopo aver tolto il sogno delle Olimpiadi invernali del 2026 - ora vuole anche togliere il collegamento ferroviario con il resto dell’Europa. Stiamo poi parlando di effetti economici devastanti: dovremmo sopportare dei costi diretti di 1,6 miliardi di euro sia per i lavori già fatti e da fare per il ripristino ambientale sia per i contenziosi derivanti dalla rescissione dei contratti; oltre 20 miliardi di euro per i mancati benefici socio-economici che riguarderebbero tutta la popolazione; le possibili richieste intorno ai 20 miliardi di euro per i mancati ricavi dalla Francia, nostro partner estero privilegiato".
"Purtroppo le ideologie rischiano nuovamente di prevalere sugli interessi del territorio e questo a scapito del futuro di tutta la popolazione”.