Pandolfi, Chiorino, Zich e Olmo. Ma anche Profumo, Gilli, fino ad arrivare a Saracco. Sciorinare la storia dei rettori che hanno fatto (e accompagnato) la storia del Politecnico di Torino somiglia molto a recitare le formazioni classiche del calcio che fu.
Una sequenza di nomi e volti che hanno scandito gli ultimi 60 anni dell'ateneo, quelli nella sede di corso Duca degli Abruzzi e che stamattina si sono ritrovati insieme al governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, al sindaco di Torino Chiara Appendino e al vicesindaco Guido Montanari per celebrare la ricorrenza di una vera istituzione dell'Università italiana e non solo.
Dove ora si formano gli ingegneri del futuro, prima c'era uno stadio (il cosiddetto "Stadium", in netto anticipo rispetto a quello bianconero), costruito per l'Esposizione internazionale dell'industria e del lavoro del 1911 e poi caduto in disuso. È il 1958 quando il taglio del nastro vede protagonista il presidente Gronchi, in un quartiere Crocetta radicalmente diverso.
Il resto, come si dice, è storia, fino ad arrivare al raddoppio e alle nuove prospettive del Master Plan, tra risorse economiche e scadenze temporali. E con la lente d'ingrandimento piazzata sulla zona del Valentino dove ora c'è Architettura, ospitata nel Castello. Ma anche l'area in cui già insistono gli spazi del Poli. Dieci anni di lavoro e 250 milioni di budget. Un investimento come ce ne sono pochi, attualmente, in città. Peraltro con fondi totalmente propri.
"È un momento importante, perché in ogni momento della sua storia il Politecnico ha accompagnato una crescita e uno sviluppo della città. Sarà così anche in futuro - dice Guido Saracco, rettore attuale del Politecnico - vogliamo confermarci come i pistoni di questa città". "Stiamo definendo piano strategico per i prossimi sei anni, per arrivare a 40mila studenti - prosegue -: ce lo chiede la società e le famiglie".
Ma già domani sarà un altro giorno importante, visto che Politecnico e Comune si rivedranno per ragionare sui fondi. "Attualmente le risorse sono scarse - conclude Saracco - ma la sindaca Appendino mi ha detto che in alcune delle zone in cui vogliamo intervenire, come Mirafiori, sono state riconosciute come aree in crisi e questo potrebbe portare allo stanziamento di alcune risorse ulteriori".