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Politica | 19 dicembre 2018, 18:27

Segreteria regionale del Pd, Furia e Canalis dettano le regole a Marino

"Le nostre mozioni messe insieme hanno una maggioranza: il nostro accordo è rispettoso dell'esito delle Primarie e del peso politico delle proposte"

Segreteria regionale del Pd, Furia e Canalis dettano le regole a Marino

L'arrocco è l'unica mossa degli scacchi che consente di muovere due pezzi contemporaneamente: prima si sposta il re e poi la torre. Anche se nel caso della battaglia interna per la segreteria del Pd si sono mossi insieme un re e una regina, Paolo Furia e Monica Canalis.

I due, questa mattina, hanno parlato con il senatore dem Mauro Marino "per proporgli un accordo unitario" per la successione di Davide Gariglio. "Le nostre mozioni insieme - ha chiarito Paolo Furia - hanno una maggioranza: il nostro accordo è rispettoso dell'esito delle Primarie e del peso politico delle proposte".

Marino, con il 41,52% delle preferenze, è risultato il più votato di domenica, ma ha ottenuto nove punti in meno rispetto a quel 50% più uno necessario per la nomina immediata. Un risultato che lo pone in questo momento in una condizione di svantaggio rispetto a Furia e Canalis, che sommando rispettivamente il 35,97% e il 22,51% dei voti ottengono un 58%. Una percentuale che li mette in maggioranza nell'assemblea chiamata a votare il segretario e in condizioni di dettare le regole.

Se i due non hanno voluto rivelare i dettagli dell'accordo, è plausibile ipotizzare che - "nel rispetto dell'esito delle Primarie"- abbiano chiesto per loro sicuramente la segretaria, più la vicesegretaria o la presidenza, insieme ai ruoli chiave all'interno degli organismi interni del Pd.

Marino e i suoi però hanno poco tempo per vagliare la proposta, come ha voluto sottolineare Canalis a nome di entrambi. "Crediamo che i tempi - ha evidenziato la consigliera comunale di Torino- debbano essere rapidi, prima delle vacanze natalizie è necessario avere il nuovo segretario".

"Dopo l'esito delle Primarie - aggiunge Furia - metterci un altro mese per decidere non vuol dire essere più democratici, ma essere incapaci di decidere".

Cinzia Gatti

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