/ Economia e lavoro

Economia e lavoro | 16 gennaio 2019, 16:38

Fca in flessione, Costanzo (M5S): “Colpa di scelte aziendali sbagliate, non si scarichino responsabilità sull’ecobonus del Governo”

Interviene anche Ruffino (FI): "Il governo apra un dialogo con l'azienda. Troppa approssimazione"

Fca in flessione, Costanzo (M5S): “Colpa di scelte aziendali sbagliate, non si scarichino responsabilità sull’ecobonus del Governo”

 

L’ad di FCA Manley ha annunciato di voler ripensare gli investimenti in Italia. Il segretario provinciale di Fin Cisl Claudio Chiarle attacca il Governo dicendo di favorire il lavoro all’estero, mettendo a rischio licenziamento i lavoratori italiani di FCA. La deputata piemontese del M5S in commissione Lavoro, Jessica Costanzo risponde nel merito alle accuse mosse al Governo: “Si scaricano sul Governo gli errori commessi dall’azienda ed è singolare vedere che pur di attaccarci, alcuni sindacalisti si uniscono alla dirigenza FCA”.  

“Citiamo alcuni dati a conferma di quanto dico - spiega Costanzo - in modo da capire le reali motivazioni della flessione di FCA.  FCA è risultata in flessione del 10,37% rispetto al 2017 (502 mila registrazioni nel 2018 contro le 560 mila del 2017), anche a causa dell’invecchiamento di una parte della gamma prodotto. Una miscela di ingredienti che ha prodotto un risultato inevitabile e che poco ha a che fare con le politiche governative: il calo del 6,8% della produzione delle fabbriche italiane di FCA. Se si considerano le sole auto e non i veicoli commerciali, poi, allora il crollo è del 10,2%. Ricordiamo, per fotografare la situazione, anche la fine della fabbricazione della Punto (andata fuori produzione lo scorso luglio) e la dismissione dell’Alfa Romeo MiTo che, in termini di volumi, hanno peggiorato ulteriormente il quadro. Il rinvio di alcuni investimenti nel corso del 2017 e il ritardo nel lancio di nuovi prodotti ha poi avuto un impatto negativo sull’obiettivo della piena occupazione, che infatti non è stato raggiunto.

Va aggiunto che è stata formalizzata la procedura dei licenziamenti collettivi a Mirafiori e Maserati. La produzione alla Maserati di Grugliasco, ferma da prima di Natale, ripartirà solo il 21 gennaio con una settimana di ritardo rispetto a quanto previsto a dicembre dai dirigenti del gruppo italo americano. Prolungamento forzato della “vacanza” per i lavoratori degli stabilimenti Maserati e Carrozzeria, fermi da un mese e che dunque verranno sottoposti ai consueti contratti di solidarietà.
Inoltre per i dipendenti di Fiat Chrysler Automobiles dello stabilimento di Mirafiori si prospetta un triplo stop alla produzione. Nel mese di febbraio, ben 6mila e 529 lavoratori, 791 operai e 5738 impiegati e quadri dovranno stare fermi nelle giornate dell’8, del 15 e del 22 del mese. La sensazione di crisi per le Carrozzerie del torinese e le difficoltà della Maserati di Grugliasco sembrano determinate anche dall’assenza di un piano industriale adeguato, che preveda nuovi progetti e investimenti efficaci. Si segnala inoltre che la produzione del nuovo Suv dell’Alfa Romeo, che sarà sì prodotto a Torino Mirafiori, non rientra nel piano industriale appena varato (per la produzione si dovrà attendere la fine del 2022 e l’inizio del 2023).”

In merito all’ecobonus che FCA contesta come causa principale della flessione, la deputata 5 Stelle spiega: “A fronte di tutti questi elementi risulta quanto meno singolare che oggi i vertici di FCA imputino unicamente all’introduzione, peraltro corretta, della norma sulle emissioni, un’eventuale necessità di revisione del piano industriale stesso. Va infatti considerato che le nuove regole Ue impongono a tutte le case automobilistiche di ridurre le emissioni di carbonio del 37,5% tra il 2021 e il 2030. A partire da questo elemento, le case automobilistiche avrebbero dovuto mettere in campo revisioni corpose dei propri piani produttivi, mettendo a punto sistemi di riconversione degli stabilimenti che impattino il meno possibile sui lavoratori. La sostanza è che Fca è in ritardo rispetto ai suoi concorrenti ed è senza modelli con motorizzazioni ibride o elettriche sul mercato” conclude Costanzo.

Sull'argomento interviene anche Daniela Ruffino, parlamentare di Forza Italia: "L’incompetenza e l’approssimazione con la quale questo governo imposta le politiche industriali, sta purtroppo producendo i primi drammatici effetti. Le parole di Mike Manley, ad di Fca, ne sono la drammatica testimonianza. Davanti ad un’azienda così importante che annuncia la volontà di rivedere un corposo piano di investimenti, un governo serio e responsabile sarebbe già intervenuto ed avrebbe aperto un canale di dialogo. Di Maio è invece troppo impegnato nella campagna elettorale per occuparsi delle prospettive di migliaia di lavoratori di Fca e del suo indotto in Italia".

"Non bisogna dimenticare - conclude Ruffino - che tra le causa che hanno provocato questa decisione – aggiunge la deputata azzurra – c’è sicuramente l’ecotassa: un incredibile e anacronistico balzello pensato per fare cassa e finanziare le misure elettorali di assistenza. Un governo responsabile che tiene al futuro di 200mila lavoratori e che non vuole rinunciare ad un piano di investimenti privati di 5 miliardi euro, non passa il tempo a scherzare con le tasse su un comparto decisivo per la nostra industria. Un intervento, seppur tardivo, ora è indispensabile".

 

comunicato stampa

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GIUGNO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium