Quella di oggi è una giornata-chiave, sul fronte della benzina. A Torino, così come in Piemonte e nel resto d'Italia. A Roma, infatti, è in calendario l'incontro al Ministero con i massimi rappresentanti nazionali del settore e si aspettano risposte alle tante richieste che gli operatori del comparto hanno messo sul tavolo.
Se le cose non dovessero andare nella maniera auspicata, domani - mercoledì 6 febbraio - scatterà lo sciopero delle pompe di benzina. Il perché lo spiega Gianni Nettis, presidente di Faib Confesercenti di Torino e Piemonte. "Domani sera abbiamo l'assemblea di categoria già convocata e sarà la cornice in cui esporre cosa ci hanno risposto da Roma, in un senso o nell'altro. Ma se le cose non dovessero andare come speriamo, faremo sciopero. Ma poi faremo anche altro: staccheremo i pos, così chi vorrà fare benzina dovrà farlo solo pagando in contanti".
A mettere spalle al muro la categoria, spiega Nettis, sono i costi correlati alla fatturazione elettronica e non solo. "E' tutto il tema della tracciabilità e dei costi bancari che ci mette in ginocchio. Noi venditori di benzina abbiamo un margine di 3 centesimi al litro, ma di questi almeno uno va via per i costi per la moneta elettronica. Tutti ci danno contro, ma dell'1.4 del gasolio e dell'1.5 della benzina quasi tutto va via in accise e ricavi per le compagnie petrolifere. Noi facciamo fatica a raggiungere lo stipendio di un lavoratore dipendente".
E poi ci sono anche le promesse (mancate) da parte del governo. "C'era un accordo che avrebbe portato all'abbattimento del 50% di defiscalizzazione a luglio 2018. Invece il governo ha cambiato le carte in tavola e ci ha detto che l'accordo non sarebbe entrato in vigore. Mentre la fatturazione elettronica sì, con tutto quello che concerne di costi di segreteria o di commercialisti. In questa maniera, non possiamo andare avanti".