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Economia e lavoro | 11 marzo 2019, 17:23

Brutte notizie dall'economia piemontese: i 6 mesi di frenata dell'auto ha zavorrato tutta la regione

Il 2018 chiude a +1% per la produzione, ma da metà anno in poi il calo è stato evidente, soprattutto per mezzi di trasporto, tessile e industria elettronica. La regione è spaccata in due: solo le province e del Sud sono cresciute, grazie all'alimentare

Brutte notizie dall'economia piemontese: i 6 mesi di frenata dell'auto ha zavorrato tutta la regione

Una frenata lunga 6 mesi. Questo lo stato di salute del Piemonte economico, a causa soprattutto delle difficoltà del settore dei mezzi di trasporto e in particolare dell'automobile. Non lasciano dubbi, i dati di Unioncamere Piemonte a conclusione del 2018. E il presidente Vincenzo Ilotte non si nasconde: "Complessivamente l'abbiamo sfangata, ma i segnali di sofferenza sono evidenti, in un Piemonte spaccato in due: il sud che reagisce bene grazie all'alimentare (e alla gioielleria per l'Alessandrino, ndr), mentre il centro e Nord Est fatica in maniera evidente".

Infatti, se le industrie alimentari regalano un +1,9% a fine anno, il tessile fa -1,8%, l'elettronica -4% e i mezzi di trasporto -3,5%, con un pesantissimo -13% per il mondo dell'auto, a conferma di tanti allarmi e sirene che stanno ormai suonando da molto tempo.

Il Piemonte dunque frena dopo 4 anni di crescita continua, ma fa anche peggio dei diretti concorrenti come Veneto e Lombardia (in attesa di sapere come è andata l'Emilia Romagna). E se la produzione diventa negativa per il secondo trimestre di fila, ordinativi e fatturato restano con il segno più, ma in evidente affanno rispetto al passato.

A livello di province è Alessandria a tirare la volata (+2,8%) seguita da Cuneo (+1,3) e Asti (+0,5). Torino fa -1, ma fanno peggio Novara e Biella (-1,6 e -1,9). Un ultimo spezzone di 2018 che, a livello annuale, mette Vercelli al primo banco, seguito da Alessandria e Novara, mentre Torino è dietro la lavagna, ultima per performance territoriale, peggio di VCO e Cuneo.

Di conseguenza gli investimenti si muovono lungo il crinale della prudenza. Non ci sono grandi sbalzi rispetto al 2017, anche se il calo più evidente è quello del mondo dei macchinari e delle attrezzature (da 80,4 a 72,6%). Chi ha speso su questo fronte, l'ha fatto grazie al super ammortamento e alla Nuova Sabatini, ma ha un certo impatto anche il credito di imposta. La propensione ad innovare, tuttavia, coinvolge solo il 43,5% dell'universo produttivo piemontese. Gli effetti, tuttavia, si confermano benefici, visto che l'andamento della produzione di chi ha fatto investimenti e innovazione è ampiamente positivo, a differenza di chi non l'ha fatto e che ha perso ulteriore terreno.

"I dati forniti da Unioncamere Piemonte circa l'andamento congiunturale della produzione industriale nella nostra regione costituiscono una fotografia impietosa dei risultati ottenuti a seguito delle politiche di Chiamparino e Appendino. La produzione industriale piemontese ha segnato un calo dello 0,4%, arrivando a un -1% a Torino: un dato in controtendenza rispetto alle altre regioni del Nord Italia, in particolare Lombardia e Veneto, dove la produzione cresce. A nessuno sfuggirà che questi territorio sono amministrati dal centrodestra". Ad affermarlo in una nota il deputato di Forza Italia Paolo Zangrillo, coordinatore regionale degli azzurri in Piemonte e capogruppo in Commissione Lavoro a Montecitorio e il capogruppo di Forza Italia in Regione Piemonte Andrea Fluttero.

"E' chiaro che le ricette messe in campo dal Partito Democratico e dal Movimento Cinque Stelle risultano inconcludenti se non addirittura dannose per un territorio che più di altri ha subito le conseguenze della crisi internazionale degli scorsi anni. Al Piemonte e a Torino manca una politica industriale degna di questo nome, capace di puntare su quei settori strategici che sarebbero indispensabili per aggredire la disoccupazione e per ovviare a quel mismatch di 150mila posti di lavoro dove l'offerta non incontra la domanda".

Massimiliano Sciullo

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