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Economia e lavoro | 26 marzo 2019, 11:47

L'allarme di Fim-Cisl sull'auto elettrica a Torino: "Va bene costruirle, ma servono le infrastrutture"

Chiarle: "Il rischio tra un anno è che ci siano i veicoli, ma non il contesto per utilizzarli". Uliano: "Più che le tasse, dal governo serve una politica industriale"

L'allarme di Fim-Cisl sull'auto elettrica a Torino: "Va bene costruirle, ma servono le infrastrutture"

"Torino + Industria = Crescita x futuro". È questa l'equazione, peraltro non rivoluzionaria ma consolidata negli ultimi decenni, che Fim ha voluto rilanciare per accompagnare il futuro della città. E lo ha fatto dal cuore di Mirafiori, il Salone Operti di corso Siracusa.

A pochi passi dai luoghi storici della fabbrica dell'auto, in mezzo alle case che per generazioni hanno ospitato gli operai e le loro famiglie. Guardare al futuro parlando di auto, però, vuol dire toccare molti tasti e poche certezze: dai dazi internazionali (soprattutto di matrice Usa) alle nuove richieste di auto a motorizzazione alternativa e non più diesel. E i numeri dicono, impietosi, che nel 2018 in Italia è calata la produzione delle auto in generale.

Numeri che però dicono anche altro: che in termini di emissioni non sono le auto, quanto il riscaldamento e l'allevamento a creare la maggior parte delle polveri. "E se la Via della Seta vedrà davvero aumentare l'export di carne, possiamo immaginare che i volumi di allevamento cresceranno".

"Va bene fare l'auto elettrica, ma o noi creiamo le infrastrutture e il mercato, oppure rischiamo che tra un anno o 18 mesi ci troveremo a costruire auto, ma senza le condizioni per venderle. Quindi bisogna chiedersi come costruire le infrastrutture", dice Claudio Chiarle, segretario provinciale di Fim CISL.

"E poi bisogna ragionare sul tema della costruzione di stabilimento che facciano batterie". E Chiarle aggiunge: "Perché oggi nessuno dice alla GDO di dotare i parcheggi dei supermercati di paline elettriche? Il tema non è l'ecobonus, ma creare una rete stabile".

Su Mirafiori, invece, si sta ancora al turno unico, "ma è necessario per installare la linea della 500 elettrica, ma anche la crisi di mercati come quello della Cina stanno rallentando le produzioni e le giornate di lavoro. Intanto stanno lavorando all'allestimento dei vari passaggi della catena", prosegue Chiarle. Numeri di operai che torneranno a lavoro? "Difficile dirlo, dipende da quanta domanda ci sarà. Bisognerebbe partire dal mercato delle auto aziendali e dal loro ricambio".

"Dobbiamo cercare di anticipare i tempi rispetto agli andamenti del mercato dell'auto - aggiunge Ferdinando Uliano, segretario nazionale di Fim CISL - tra motorizzazioni e guida autonoma. Bisognerà verificare la mobilità complessiva delle città ed è giusto che un sindacato, soprattutto a Torino, interroghi un territorio sulle linee di criticità e di investimento su cui bisognerebbe puntare".

"Il tema più immediato, quello delle motorizzazioni, rischiano di avere impatti ulteriormente negativi con i vincoli europei del 2022, che andranno ad aggiungersi all'attuale flessione del mercato. Serve un dialogo col governo che non può esaurirsi alla semplice tassazione".

"La conferma dei 5 miliardi di investimento da parte di FCA dà positività e prospettiva per il futuro - conclude Uliano -, ma serve da parte del Governo una politica industriale per tutto il mondo dell'auto, compresa la componentistica, che peraltro fornisce anche gran parte del mercato europeo".

"Torino deve attrarre investimenti con le forze che ancora sono sul territorio, ma anche con le competenze, investendo in formazione e ricerca contaminando ancora di più ricerca e industria. Proprio come il Competence Center", spiega il professor Marco Cantamessa, docente del Politecnico.

"Il tutto sullo sfondo di un grande cambiamento tecnologico che sta investendo tutte le tipologie di produzione. Ma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, anche le istituzioni, senza guardare solo alla prossima scadenza elettorale".

Massimiliano Sciullo

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