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Eventi | 06 aprile 2019, 14:00

Il mito dei Murazzi rivive in un docu-film del regista Gianluca Saiu [VIDEO]

“Murazzi – Una storia vera” proiettato nell'aula C1 occupata del Campus Luigi Einaudi di Torino con la partecipazione di volti noti dell'underground cittadino come Giancarlo Cara e Max Casacci

Il mito dei Murazzi rivive in un docu-film del regista Gianluca Saiu [VIDEO]

Dici Murazzi e provochi un sussulto in giovanissimi, giovani e meno giovani. A distanza di 7 anni dalla famigerata chiusura di uno dei luoghi simbolo del divertimento cittadino, nazionale ed europeo, quella parola continua a suscitare emozioni forti in una larga fetta di popolazione. Perché i Murazzi sono stati, oltre ad un potentissimo aggregatore di avanguardie musicali e sociali, un'occasione di riscatto per una Torino uscita a pezzi dal grigiore degli anni '70, dilaniata dal terrorismo e dalla crisi dell'industria automobilistica.

Nell'aula C1 “liberata” del Campus Luigi Einaudi, volti storici dell'underground cittadino e giovani studenti dei collettivi universitari hanno ricordato i bei tempi andati e analizzato le prospettive future accompagnati dalla proiezione del documentario “Murazzi – Una storia vera” del regista Gianluca Saiu: “La mia intenzione – ha spiegato – era quella di rendere e omaggio a una Torino che non c'è più raccontando un luogo che ha significato tanto migliaia di persone provenienti da tutta Italia e non solo. I Murazzi sono stati un punto di riferimento che ha ispirato artisti, musicisti e dj catalizzando un'energia che sembrava impossibile da annientare”.

All'incontro era presente anche Giancarlo Cara, “l'uomo col cappello” della celebre canzone dei Mau Mau che, una trentina d'anni fa, grazie al locale che portava il suo nome contribuì prima di ogni altro alla nascita della leggenda Murazzi: “Il mio Giancarlo - ha ricordato – era un locale anarchico, quasi un centro sociale. Fini gli anni '90, purtroppo, i “cercatori d'oro” hanno aperto discoteche solo per fare soldi e tutto questo ha fatto del male al nostro movimento. I Murazzi come li abbiamo conosciuti allora non esisteranno più perché non c'è più quel fermento e gli sviluppi politici attuali lo dimostrano”.

Proprio dai Murazzi, nella Torino degli anni '80, nacquero band destinate a lasciare un segno indelebile nella scena musicale dei decenni successivi; una di queste è proprio quella simbolo della città, i Subsonica fondati dal chitarrista e produttore discografico Max Casacci: “I Murazzi di un tempo - ha dichiarato – non si possono progettare perché erano il frutto di un'urgenza nata da un contesto e da un'urgenza particolari: lì, infatti, si potevano abbattere le barriere generazionali ascoltando i racconti dei protagonisti della vita politica degli anni '70 e, nel frattempo, incontrare ragazzi della Torino bene o studenti del Politecnico che vendevano fumo per arrotondare. A Torino avevamo tutto ciò che ci serviva senza il bisogno di sognare Londra, Berlino o New York, un'esperienza unica nata in un territorio di marginalità posto letteralmente sotto-terra”.

A distanza di anni, quell'esperienza è ancora vista con rispetto e ammirazione da chi, come Michele Raffaele, ha raccolto l'eredità del centro sociale Csa nelle arcate occupate nel lontano 1989 dall'allora Collettivo Spazi Metropolitani: “Torino – ha aggiunto – senza i Murazzi sarebbe rimasta un dormitorio Fiat”.

 

Marco Berton

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