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Economia e lavoro | 11 aprile 2019, 12:10

Fondazione CRT, giro di boa dopo i primi Stati Generali della sua storia: "Più che soldi, ci chiedono competenze e reti per una road map 2020-2030" (VIDEO)

Il presidente Quaglia: "Ora affideremo i risultati del confronto col territorio al futuro Consiglio di indirizzo. Ma non vogliamo sostituirci ai compiti delle istituzioni"

Fondazione CRT, giro di boa dopo i primi Stati Generali della sua storia: "Più che soldi, ci chiedono competenze e reti per una road map 2020-2030" (VIDEO)

Sono stati il primo esperimento di questo genere nella sua storia, ma gli Stati Generali della Fondazione CRT hanno portato i frutti sperati: "Volevamo fare il punto, dopo 25 di attività: una verifica su quello che è stato fatto e aprire una fase di ascolto", spiega il presidente Giovanni Quaglia. "Capire se i nostri interventi sono ancora percepiti come interessanti dal territorio o se le richieste sono cambiate".

Il frutto è una mole di dati e informazioni che domani - alle OGR - saranno sottoposti a tutta la "famiglia" che orbita intorno a Fondazione CRT, per creare quella che è già stata battezzata come una road mappa per il decennio 2020-2030. Un vero e proprio vademecum per il prossimo Consiglio di indirizzo, che sarà eletto il prossimo 30 aprile. "Un ideale passaggio di consegne - dice Quaglia - tra conferme per la progettualità già in essere e nuove strade da seguire. Perché l'identità non sta nel soggetto, ma nella relazione, come diceva un famoso filosofo francese".

Il risultato? "Si pensava che venissero tutti a chiedere soldi - dice Quaglia - in realtà non è stato così. Quello che ci chiedono, insieme alle risorse, è una funzione di leadership, di competenza e di tessitura di relazioni sul territorio e con il territorio". In alcuni casi, è stato chiesto un ruolo di regia, "ma abbiamo detto no, perché la regia tocca alle istituzioni. Al massimo possiamo dare una mano. Essere aiuto registi. E poi tessitori di reti".

I numeri parlano chiaro: 1.284 Comuni tra Piemonte e Valle d'Aosta da tenere sotto controllo ("non vogliamo trascurare nessuno. Nella nostra storia abbiamo attivato risorse per 1,6 miliardi per più di 39mila interventi", dice Quaglia) e sono stati oltre 700 i partecipanti agli Stati Generali, tra sindaci, rappresentanti delle istituzioni, presidenti di fondazioni, esponenti del mondo della cultura, dell'università, dell'economia e del terzo settore, insieme a volontariato, ricerca e innovazione.

"È un rapporto molto vivo quello che la Fondazione ha saputo tessere con i beneficiari - aggiunge Massimo Lapucci, segretario generale di Fondazione CRT - in una chiave molto moderna e aperta al dialogo e al confronto". 

E il "totem" di questo ruolo saranno sempre di più le Officine Grandi riparazioni. "Le Ogr vogliono interpretare un ruolo della città, nella città, per espletare appieno e in maniera concreta la nostra funzione, anche con l'apertura dell'officina Sud che a giugno e settembre sarà la culla di partnership importanti con il territorio per start up, accelerazione di impresa, big data per finalità sociali e altro ancora", aggiunge Lapucci.

Ma gli Stati Generali e il loro giro di boa arrivano anche a valle di un altro fenomeno significativo, a livello finanziario.

Dal 2012 a oggi,a livello patrimoniale, Fondazione CRT ha abbracciato un percorso di diversificazione del patrimonio (2,2 miliardi di euro). Lo scandisce con orgoglio Quaglia, "muovendoci in anticipo anche rispetto alle altre realtà simili a noi". E allo stesso tempo anche i conti hanno dato risultati importanti, visto che dai -230 milioni euro di posizione finanziaria netta del 2012 si è arrivati ai +250 milioni del 2018. "Dato che ci dà ulteriore tranquillità nelle nostre azioni", aggiunge Lapucci. 

Merito anche dei dividendi arrivati da partecipazioni in realtà come Atlantia e tutto l'universo in cui è investito il patrimonio. "Ma sono stati tutti flussi, senza mettere mano al patrimonio stesso - sottolinea Lapucci - comprese le risorse che abbiamo utilizzato per OGR, pari a 100 milioni".

I numeri del Def, ma anche quelli internazionali, preoccupano. "Ma anche gli anni che abbiamo vissuto fino a oggi non è che siano stati molto rosei", commenta Lapucci. "Vuol dire che siamo vaccinati", aggiunge Quaglia. "Speriamo che le politiche del Paese tengano presente le necessità di sviluppo dei territori", dice ancora il segretario generale.

Massimiliano Sciullo

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