In Italia si parla molto di Intelligenza Artificiale, protagonista non solo nelle aule universitarie e nei Centri di Ricerca dove si studia come metterla al servizio dell’uomo, ma anche nei luoghi più impensati, dai locali dei navigli di Milano sino al remoto paesino di montagna in cui forse saremo tutti licenziati da questa nuova tecnologia. La voglia di capire in autonomia dove ci porterà il futuro deve però essere specchio di un desiderio di sapere organico e puntuale.
Lo scollamento tra le chiacchiere da bar e la percezione di cosa sia davvero questa forma di automazione rivoluzionaria porta quindi a pensare che l’intelligenza informatica di ultima generazione abbia di fatto già sostituito l’uomo. Pensiero che fa davvero paura, in un paese in assenza di crescita economica e con una disoccupazione che non diminuisce in modo solido da un ventennio.
Ma la realtà è molto più interessante della fantasia, e se solo ascoltassimo le giuste fonti sapremmo che gli americani fanno della tecnologia uno strumento per incrementare posti di lavoro nelle industrie, aumentare i livelli di sicurezza e di efficienza delle attività produttive, appiattire la burocrazia, avere ospedali più innovativi, maggiore cura del cliente e un netto balzo in avanti della qualità della vita di tutti i cittadini.
Prendiamo ad esempio una macchina in grado di selezionare con una precisione vicina alla perfezione i pomodori appena raccolti, dividendoli tra prima e seconda scelta e separando successivamente anche il prodotto destinato per maturazione e “bellezza” alla sola produzione di sughi o cibi pronti. A fare la differenza in questo processo è un algoritmo capace di imparare in maniera autonoma a partire da conoscenze che l’uomo gli ha programmato, creando una conoscenza sempre più perfetta, ma comunque sotto il controllo dell’uomo.
Due domande sorgono spontanee: quanto è affidabile un robot rispetto alla sensibilità e alla capacità di pensare di un uomo e a quale strumento nazionale di supporto al reddito dobbiamo iscrivere il nostro lavoratore, licenziato da una macchina?
Se per risolvere la seconda, confidiamo che 30 anni di analisi dell’economia americana ci sollevino dalla paura, la risposta alla prima arriva dalla consapevolezza che questa applicazione dell’Intelligenza Artificiale consente all’uomo di risparmiare sino all’85% di tempo da utilizzare in altre attività a valore aggiunto. Come ad esempio, vendere, trovare nuovi clienti, investire su ricerca e sviluppo oppure studiare il modo di creare una serra a coltivazione verticale ecosostenibile.
In concreto, anche laddove un robot fosse in grado di superare l’uomo in termini di perfezione, ciò non accadrà mai in quelle attività in cui a fare la differenza sono esperienza e competenza professionali.
Creazione di nuove collezioni di moda, prenotazione intelligente di un lettino in spiaggia con i servizi desiderati, rilascio di autorizzazioni pubbliche senza rischio di corruzione e sale operatorie in cui il fisiologico errore umano sia ridotto a zero. Questa è solo una parte del futuro applicativo dei robot, in equilibrio tra innovazione e continuo confronto sulle regole di salvaguardia degli esseri umani.
Raccontata così, possiamo forse essere più sollevati e addirittura brindare alla nostra nuova amica AI con un buon bicchiere di whiskey. Distillato da botti di legno carbonizzate da un algoritmo che è capace di creare più di 70 milioni di infusioni diverse e quindi di soddisfare oltre 70 milioni di gusti (e fatturati) diversi. Ad Maiora!