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Economia e lavoro | 16 luglio 2019, 09:45

Le coop si scoprono un'isola felice: non licenziano e sperano in un 2019 positivo

L'osservatorio della Camera di Commercio svela numeri in tenuta. Otto su dieci sopravvivono dopo 5 anni e il 17% è nato prima del 1990. Più di una su due è ottimista per fatturato e occupazione. Ilotte: "In autunno apre lo sportello per misurare l'impatto sociale delle aziende"

Le coop si scoprono un'isola felice: non licenziano e sperano in un 2019 positivo

Anche il mondo delle cooperative accusa le difficoltà economiche del territorio. Ma tiene duro, limita i danni e si conferma composto da aziende robuste, longeve e in grado di garantire l'occupazione.

Lo dice l'ultima analisi sulle Cooperative torinesi di Camera di Commercio. Che conta la presenza di 1.389 aziende di questo genere, in calo del 4% rispetto al 2017, con una valore di produzione di 2,5 miliardi e quasi 46mila addetti. A fare la parte del leone, sono i servizi (alle aziende, ma anche alle persone terze a logistica e sanità, per citare due ambiti molto attuali): sono quasi il 70% del totale, con il 60% di produzione del valore e che dà lavoro al 92% degli addetti.

"Crediamo molto nell'impatto sociale delle imprese - dice Vincenzo Ilotte, presidente camerale - e da settembre partiremo con uno sportello che aiuterà a misurare in maniera oggettiva l'impatto sociale delle imprese. E abbiamo anche appena firmato il memorandum of understandings con il Politecnico e altri partner per una scuola di formazione per imprenditori sociali". Si tratta del progetto di Impact Prototypes Labs, il percorso di trasformazione imprenditoriale ideato dalla Fondazione Cottino con il Politecnico di Torino, l’Unione Industriale di Torino, la Camera di commercio di Torino e l’Advisory Board UniCredit Nord Ovest.
I laboratori sono rivolti alle pmi e mirano a veicolare la cultura impact, attraverso il co-design e lo sviluppo di soluzioni innovative a impatto sociale, nelle piccole e medie imprese anche in vista della nuova programmazione europea e delle nuove risorse finanziarie che saranno disponibili proprio sulla tematica social impact. L’iniziativa sarà realizzata dal Cottino Social Impact Campus, primo centro italiano dedicato all’impact education, lanciato nello scorso luglio da Fondazione Cottino e pronto per l’inaugurazione in autunno.

Quanto alle cooperative, "sono un settore consistente, dove 8 aziende su 10 sopravvivono dopo 5 anni e il 17% sono nate prima del 1990, l'8% addirittura da prima del 1980. E più della metà è nata prima del 2010. Una su tre, inoltre, ha almeno dieci addetti - continua Ilotte -. Segno di un progetto di impresa molto maturo e che sa andare avanti nel tempo, vera chiave del successo".

Le cifre dicono che quella cooperativa è la forma di azienda che resiste meglio in assoluto, nel tessuto produttivo torinese.

E tra loro trova ancora spazio l'ottimismo. "Un sentimento che ci fa ben sperare, guardando al futuro". Sono moderatamente o molto ottimisti più di una coop su due (53,7%), mentre 6 su 10 prevedono occupazione stabile e quasi una su due (49,3%) fatturato stabile nel corso del 2019. E al tirare delle somme, il 2018 si è rivelato meglio delle attese. L'unico comparto che soffre ancora è quello dell'abitazione. Mentre salute e turismo mostrano una buona vivacità.

E il mondo del 4.0 non è fantascienza, nel mondo coop: il 17% ha già investito o prevede di farlo, in questo senso. Soprattutto mondo della salute e servizi alle imprese più tecnologiche. Inoltre si mostra sempre più praticato il modello dell'incrocio di competenze e attività tra coop di settori diverse.

Resistenti e longeve dunque, ma anche con una forte componente femminile (25,4%). Gli stranieri sono il 6,1% e i giovani poco meno del 5%.

Numeri alla mano, sono 603 le coop in provincia di Torino che fanno capo alle due sigle principali (Legacoop e Confcooperative). Hanno un valore di produzione di un miliardo e mezzo e contano quasi 25mila addetti.

"Si dimostrano nuove prospettive e possibilità di crescita - dice Gianni Gallo, presidente di Confcooperative Piemonte Nord - lungo percorsi che accrescono la capacità di stare sul mercato di aziende sociali e innovative. Ed è positiva la presenza di giovani, stranieri e donne e creare luoghi come Torino social impact vuol dire almeno facilitare incontro e dialogo tra le imprese che si ispirano a certi valori. E se c'è chi prevede di mantenere l'occupazione nonostante le difficoltà, beh, questa è una grande dimostrazione di impatto sociale volontario".

"Avere una forma di impresa di questo genere - aggiunge Giancarlo Gonella, presidente di Legacoop Piemonte - ti impone di investire pensando alle generazioni successive. Gli utili vengono reinvestiti e questo genera longevità e occupazione". "Anche il dato sulle dimensioni è rilevante - continua - e dobbiamo sempre tenere presente questo tema. Lo sviluppo di un territorio è legato necessariamente alla presenza di imprese di dimensione congrua su quell'area".

E di coop si parla anche a livello nazionale, con un dialogo insieme al governo. "Abbiamo raccolto le firme qui a Torino contro le false cooperative - conclude Gonella - e al Mise sembra esserci intenzione di affrontare questo argomento, anche a livello legislativo. Daremo il nostro contributo per stabilizzare ulteriormente la presenza della forma cooperativa nel nostro Paese".

Massimiliano Sciullo

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